domenica 16 dicembre 2018

Questa scuola non è un albergo (P. Imperatore)

Questa scuola non è un albergo è un libro scorrevole, leggero che, nella sua leggerezza, tocca temi importanti come la perdita, l'insuccesso, la solitudine, la disperazione. E' un libro scritto senza troppe ricercatezze, proprio come se fosse un diciottenne a mettere su carta le proprie esperienze ed i propri pensieri.

Angelo D'Amore è il protagonista: un diciottenne all'ultimo anno delle scuole superiori, simpatico, intelligente, fa la sua parte in casa ed è un bravo studente. Racconta con ironia le sue giornate alternando la vita di figlio, fratello e nipote a quella di studente. Sogna di diventare chef - frequenta l'istituto alberghiero - e si applica per dare il massimo sia a scuola che nella vita.

Una vita, la sua, che se apparentemente può sembrare spensierata, gli ha riservato prove importanti come la perdita della madre, a seguito di un incidente in mare rispetto al quale non molto si sa.
Era con suo padre quando uscirono in barca e non tornò più. Lui, superstite alla moglie, non parla mai di quello che accadde e nessuno sa, con esattezza, come si svolsero i fatti.
Una triste vicenda, questa, la cui ombra si allunga sempre più sulle esistenze di una famiglia che non ha mai, realmente, superato la tragedia. Soprattutto il padre di Angelo: nonostante gli sforzi, malgrado l'impegno ad essere un buon padre, non ha superato quel tragico evento e ne porta addosso i segni profondi.

L'autore strappa più di un sorriso nel proporre personaggi che si potrebbero incontrare nella vita quotidiana di ognuno, studenti che somigliano tanto ai nostri figli tra i banchi di scuola, insegnanti che somigliano a coloro che si siedono in cattedra ogni giorno.
Tra questi, simpaticissimo il prof. Navarro con il suo modo di parlare  che è un misto di lingue capace di strappare una risata soprattutto quando incontra genitori, come il papà di Angelo, che stanno al gioco e rispondono a tono.

In assoluto chi mi è piaciuto più di tutti è stato il pappagallo della famiglia D'Amore: esageratamente intelligente, capace di interloquire e ribattere a battute e discorsi, mi ha fatto sorridere ed ha anche avuto un ruolo importante nella storia. Non credo che i pappagalli siano così intelligenti (oppure sì?) ma nella storia ci sta benissimo. Anche la sorellina di Angelo mi è sembrata un po' troppo matura per la sua giovane età in alcuni dei suoi discorsi ma ci può stare.

Trovo che sia un racconto adatto a giovani lettori che si possano immedesimare in quelle situazioni ed ho trovato anche un messaggio di speranza, dopo il dolore, che non va sottovalutato.
Non è un romanzo indimenticabile, sia chiaro, nemmeno particolarmente ricercato nello stile, ma lo trovo adatto per giovani lettori che, magari, non si vogliano cimentare in letture troppo impegnate.

Devo dire che la figura di Angelo sembra un po' troppo angelica per essere vera. Un diciottenne ligio al suo dovere, senza grilli per la testa, che non combina mai un guaio, che fa i mestieri in casa, aiuta la sorellina e così via discorrendo non sambra proprio vero! Ma si chiama Angelo D'Amore non a caso, no? Fossero tutti così i diciottenni nella realtà si sarebbe a cavallo!

Con questo libro partecipo all'ultimo mese di gara della VisualChallenge visto che in copertina compare una lavagna, utile per questo ultimo periodo di challenge. 
Apro anche la mia partecipazione alla nuova challenge Le quattro cavaliere dell'Apocalisse in quanto libro scritto da un autore italiano.

2 commenti:

  1. anche io ho appena letto il libro, mi ritrovo molto ne tuo giudizio. ho riso tanto e sicuramente leggerò altro di questo autore

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    1. Il dialogo tra il prof. Navarro e il padre di Angelo è davvero un spasso!!!!

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