Descritto come un romanzo adrenalinico, viaggio
emozionante nel mondo degli zombie, realistico, fantastico, Diario di un
sopravvissuto agli zombie a me proprio non è piaciuto. Per me è stata una
lettura inutile, una vera e propria perdita di tempo.
Non sono una fan del genere e questo già la dice
lunga.
Spesso, però, avvicinandomi a generi a me poco familiari ho
avuto occasione di ricredermi ed ho potuto appassionarmi a storie che mai avrei
immaginato di leggere.
Stavolta non è stato così.
La storia mi è sembrata noiosa, ripetitiva, priva di
elementi che mi motivassero ad andare avanti una pagina dopo l'altra. In genere
non abbandono libri a metà ed è per questo che mi sono trascinata fino alla
fine della lettura. Non ho nessuna curiosità di continuare la serie - perché si
tratta del primo libro, non autoconclusivo, di una serie - e non m'interessa
proprio sapere se e come gli zombie saranno sconfitti.
Dalla lettura emerge una particolare cognizione di causa da
parte dell'autore in fatto di armi, dotazioni necessarie per andare in guerra -
perché è di questo che si tratta, anche se l'avversario è moltiplicato per
mille, diecimila, centomila ed è un morto vivente - così come di strategie che
gli arrivano dalla sua reale vita di ufficiale in servizio nella Marina Militare
Americana.
La struttura, come ben si capisce, è quella di un diario con
tanto di giorni ed orari indicati per rendere l'idea del passare del tempo. La
narrazione è piuttosto semplice ed immediata, proprio come avviene quando si
scrivono degli appunti anche sull'onda delle emozioni del momento.
La storia in soldoni: in Cina scoppia una singolare
influenza che ben presto si propaga con la massima velocità tanto da ridurre
gran parte della popolazione in morti viventi. La malattia si diffonde con il
morso di questi morti viventi ma anche nel caso in cui perisse di morte
naturale ci si risveglierebbe come non morti pronti a dare la caccia ai
sopravvissuti.
Il protagonista è in fuga da uno scenario a dir poco
apocalittico, organizza provviste da usare a lungo termine per sopravvivere in
un mondo in cui ci sono, oramai, questi esseri che si moltiplicano a vista
d'occhio. E' uno dei pochi sopravvissuti e lungo il suo cammino incontrerà
qualche altro sopravvissuto che, come lui, tenterà di combattere come meglio
potrà contro un'orda di zombie affamati di morte. Qualcuno prenderà familiarità
con le armi pur non avendone mai vista una prima di quel momento ma è
inevitabile che ciò avvenga, se si vuole salvare la pelle!
Io non l'ho trovato adrenalinico per niente: tutto molto
scontato, teste che saltano, toraci squarciati da colpi ravvicinati ma niente
di particolarmente coinvolgente. Anzi, come dicevo in apertura, l'ho trovato
anche un tantino ripetitivo.
Il personaggio principale è molto ben organizzato,
rispecchia la personalità dell'autore (credo... immagino che sia così visto il
suo mestiere, non che lo conosca di persona!) ed ho apprezzato la capacità di
non perdere lucidità quando chiunque altro sarebbe andato nel pallone. Per il
resto non ho molto da dire.
Non che ne avessi bisogno ma ho avuto la conferma di quanto
poco storie di zombie facciano per me. Se questa è davvero una delle
migliori storie di zombie - così ho letto in giro - posso immaginare che
effetto mi farebbero le altre!
Con questo libro partecipo alla Challenge Di che colore sei? in quanto titolo suggerito per lo spicchio nero, obiettivo 1 (horror).
Non ti sei persa niente a non leggere gli altri!
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