La società spartana non ha posto per un bambino nato storpio.
Per quella creatura di pochi mesi, nata con un difetto ad un piedino, l'unico destino immaginabile - all'epoca - è quello dell'abbandono al volere degli dei. E se gli dei lo vogliono può accadere che quella creatura, abbandonata dal padre in mezzo alla natura, venga salvata.
É un anziano pastore ilota a trovarlo e a dargli il nome di Talos per affidarlo poi alla figlia che, rimasta vedova, non ha avuto tempo e modo di avere un figlio suo e vive con lui.
Gli dei hanno voluto che quel bambino vivesse e che crescesse forte e coraggioso, guidato da colui che lo ha salvato e che lo ha educato in modo tale da dargli gli strumenti giusti per potersi opporre, a tempo debito, al destino che altri hanno scelto per lui.
"Lo storpio": questo l'appellativo che viene dato, senza dileggio, a quel bambino prima, ragazzo e uomo poi. Non un'offesa ma un modo per manifestare il rispetto di un popolo, quello di adozione, nei confronti di una creatura segnata dagli dei ma non per questo domata.
Talos è il protagonista indiscusso di un romanzo che narra le vicende di un giovane nato spartano, cresciuto e vissuto come servo ma, allo stesso tempo, proponendo la sua storia, racconta un'epoca. Una caratteristica, questa, dei romanzi di un autore che mi ha insegnato ad apprezzare il romanzo storico con letture precedenti, dandomi conferma della sua abilità con quello che, forse, è uno dei suoi romanzi più consigliati nelle scuole e che a casa mia è arrivato proprio su suggerimento dell'insegnante di lettere di mio figlio come lettura estiva.
Grazie ad uno stile narrativo preciso e ricco di riferimenti, anche stavolta ho avuto modo di seguire con attenzione le vicende di Talos riportando alla memoria le mie conoscenze dell'epoca in cui gli Iloti combatterono per la libertà da Sparta, che erano oramai sedimentate in me da tanto, tantissimo tempo. Ed è stato piacevole.
Il contesto storico è ben delineato con tanti dettagli. Devo ammettere che in alcuni capitoli avrei preferito che Manfredi accelerasse un po' nel raccontare le varie vicende sul campo per prediligere aspetti maggiormente legati alla vita personale di quel ragazzo ma mi sono ben presto resa conto che, all'epoca, un ragazzo che realizza di essere figlio di due popoli mortalmente nemici e di dover fare delle scelte importanti non poteva avere una vita che non fosse legata a doppio o triplo filo alle vicende storiche dell'epoca. Giusta la scelta di Manfredi dunque, anche se con il rischio di appesantire un po' la narrazione.
Nelle vene di Talos scorre sangue di guerriero e nel momento in cui viene a conoscenza delle sue origini non ne è sconvolto più di tanto e questo mi ha fatto un po' storcere il naso quasi come se fosse facile accettare una verità di questo tipo. Da qui inizia, però, la maturazione di un personaggio che ha dovuto affrontare scelte difficili e che ha combattuto con la propria coscienza prima di tutto...
Quella che ho avuto tra le mani è una storia di libertà conquistata dopo oltre cinquecento anni di oppressione. É la storia di un popolo che rialza la testa pagando un prezzo altissimo ma riscattandosi a costo di morire. Non è spoiler, perchè sono i libri di storia che ci dicono questo.
Talos c'è, in questo contesto. Da Spartano o da Ilota? Qui non posso spoilerare, assolutamente, ma non posso negare che quello "storpio" ha insegnato qualcosa a qualcuno. A più di uno, a dire il vero.
Lettura consigliata (e sono d'accordo con l'insegnante che lo ha proposto a studenti del biennio delle superiori) sapendo di trovarci un bel po' di storia, anche se con aspetti romanzati.
Ps. io ho trovato un'edizione piuttosto vecchia di questo libro in biblioteca e le tante sottolineature a matita dimostrano che è stato argomento di studio (o, se non altro, di approfondimento) per molti nel tempo.
Lo scudo di Talos
Valerio Massimo Manfredi
Oscar Mondadori
pag. 331
edizione del 1988 - diecimila lire
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