Léna sta scappando da un passato dal quale non riesce ancora a liberarsi. E scappa, letteralmente, verso una terra lontana. Quello che avrebbe dovuto essere un viaggio turistico, una pausa dalla vecchia vita, si trasforma in una nuova vita.
Preeti
è una giovane donna cui le convenzioni sociali del suo Paese vanno
strette. Si è ribellata e si ribella ad un sistema che vuole, da generazioni, le donne sottomesse. Un sistema che vuole spose-bambine cedute spesso a parenti per consolidare i rapporti tra i clan.
Talita è una bambina che si scopre sognatrice. Sogna un futuro diverso ed è pronta a conquistarlo con tutte le sue forza iniziando da ciò che è precluso a lei e alle altre bambine: l’istruzione.
I destini delle tre donne si intrecciano con maglie più salde di quanto nessuna delle tre avrebbe potuto immaginare. Quello raccontato dall’autrice nel libro che ho letto in collaborazione con Thrillernord è un incontro tra culture differenti in una terra in cui ci sono persone considerate impure, esseri messi al bando dalla società. Una terra in cui nascere donna è una condanna, una maledizione e nella quale l’ignoranza è la strategia più sicura per assoggettare quelle bambine prima, ragazze e donne poi.
Nessuna possibilità di ascesa sociale per loro.
Nessuna cultura.
Nessuna libertà che non sia quella (ma come si può parlare di libertà?) che le vede legata prima alla famiglia d’origine per la quale non si può e non si deve essere un peso e poi a quella del marito scelto a scatola chiusa dai parenti, non certo per amore.
Una terra in cui lo stupro soprattutto a danno di bambine è una pratica comunemente accettata, dove le leggi non contano niente.
In questo le tre donne lottano a modo loro: Léna scopre l’India che nessuna guida turistica racconterà mai e tenta di cambiare quelle convenzioni che sono a dir poco inaccettabili per una persona dalla cultura occidentale. Preeti ha una ruvida corazza che le si è appiccicata addosso a seguito di esperienze di vita che ne hanno forgiato il carattere senza darle troppa scelta. La piccola Talita è il segno più evidente della speranza, della capacità di guardare avanti con fiducia anche quando attorno tutto fa pensare al buio più pesto.
L’autrice tocca tematiche molto delicate, descrive una cultura che nasconde una società profondamente divisa e legata ad usi arcaici soprattutto in fatto di legami familiari e di donne.
Il personaggio che mi è piaciuto più di tutti è quello della piccola Talita anche se so che la sorte di tante altre bambine nella sua stessa condizione non è stata la stessa che l’autrice a deciso per lei.
Un romanzo potente, difficile da accettare in determinati passaggi, terribile a tratti ma illuminato da una profonda umanità e da quella speranza che vorrei tanto non fosse confinata in un romanzo ma appartenesse davvero a coloro che quelle situazioni tuttora le vivono.
L'aquilone
Laetitia Colombani
Casa editrice Nord
256 pagine
16.90 copertina flessibile, 9.99 Kindle
Lo leggerò all'hotel merano e dintorni www.hotel-burggraeflerhof.com/it
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