Lorenzo Marone sa emozionare.
Non è una novità per me ma questa volta, secondo il mio parere, si è superato.
Nel suo ultimo libro l’autore racconta storie dolorose ma lo fa dando ai suoi personaggi quella dignità che, in situazioni come quelle descritte, si potrebbe perdere. Non vuole impietosire, Marone. Non mette sul piatto personaggi che passano come vittime di una realtà difficile. No. Vivono situazioni difficili (tutti, anche quelli che meno ti aspetti), questo è vero, ma si pongono con estrema dignità e coraggio.
Marone intreccia vite che emozionano il lettore che al finale non è pronto.
Io, per lo meno, non lo ero.
Marone colpisce il lettore nel profondo. Lo fa mettendo su carta non una ma tante storie, fuori e dentro l’istituto in cui Miriam si trova a scontare la pena che le è stata comminata per aver “coperto” i traffici di suo marito. E, con lei, anche Diego, suo figlio. Incolpevole, lui, eppure condannato a vivere dietro le sbarre. Troppo piccolo per restare fuori da quel posto ma troppo grande per restare con sua madre fino alla fine della pena. Troppo fragile per affrontare la vita fuori, troppo sensibile per farsi scivolare addosso il dolore degli altri ma tanto sensibile da comprendere il bisogno d’amore di chi gli è accanto.
I personaggi vengono resi con maestria. Le loro personalità sono rese alla perfezione e ci si rende ben presto conto che non ci sono personaggi principali e secondari. Sono tutti ingranaggi di un meccanismo che, è vero, ruoto attorno a Miriam e suo figlio ma che non funzionerebbe appieno se gli altri mancassero.
Ci si emoziona per le fragilità nascoste dietro ad un volto burbero, ad una risposa sgarbata, ad un’apparente impassibilità. Ci si emoziona per quei dialoghi a volte sgangherati, che l’autore propone in dialetto napoletano in modo molto efficace. L’effetto non sarebbe lo stesso se non avesse fatto una scelta linguistica diversa. Ci si emoziona anche per i non detti, per le emozioni che restano sopite, per la sofferenza che non viene mai a galla così come per gli eccessi d’ira, per agli atteggiamenti fuori posto in un contesto che richiederebbe tutt’altro ma che sono comunque segno di una sofferenza interiore profonda. Ma sono anche segno di grande coraggio, perché per fare certe scelte ci vuole tanto coraggio. Lo sa Diego così come lo sa Mike, lo sa Greta come Anna… ognuno affronta i propri mostri con coraggio.
Anche se a volte è la disperazione a bussare alla porta, è sempre il coraggio che emerge.
Non credo serva dilungarsi oltre per rendere l’idea. Marone emoziona e, per una come me che di solito non rilegge mai libri già letti, dire che questo è il primo libro in assoluto che rileggerei già da subito rende perfettamente l’idea delle emozioni che mi ha lasciato addosso.
Un solo, piccolissimo appunto: dal punto di vista grammaticale a me non suona bene l’uso di “e però”. Può starci nei dialoghi… ma nella narrazione mi piace davvero poco. Minimo dettaglio, comunque, che nulla toglie a tutto il resto. Libro letto in collaborazione con Thrillernord e che consiglio caldamente.
Marone intreccia vite che emozionano il lettore che al finale non è pronto.
Io, per lo meno, non lo ero.
Marone colpisce il lettore nel profondo. Lo fa mettendo su carta non una ma tante storie, fuori e dentro l’istituto in cui Miriam si trova a scontare la pena che le è stata comminata per aver “coperto” i traffici di suo marito. E, con lei, anche Diego, suo figlio. Incolpevole, lui, eppure condannato a vivere dietro le sbarre. Troppo piccolo per restare fuori da quel posto ma troppo grande per restare con sua madre fino alla fine della pena. Troppo fragile per affrontare la vita fuori, troppo sensibile per farsi scivolare addosso il dolore degli altri ma tanto sensibile da comprendere il bisogno d’amore di chi gli è accanto.
I personaggi vengono resi con maestria. Le loro personalità sono rese alla perfezione e ci si rende ben presto conto che non ci sono personaggi principali e secondari. Sono tutti ingranaggi di un meccanismo che, è vero, ruoto attorno a Miriam e suo figlio ma che non funzionerebbe appieno se gli altri mancassero.
Ci si emoziona per le fragilità nascoste dietro ad un volto burbero, ad una risposa sgarbata, ad un’apparente impassibilità. Ci si emoziona per quei dialoghi a volte sgangherati, che l’autore propone in dialetto napoletano in modo molto efficace. L’effetto non sarebbe lo stesso se non avesse fatto una scelta linguistica diversa. Ci si emoziona anche per i non detti, per le emozioni che restano sopite, per la sofferenza che non viene mai a galla così come per gli eccessi d’ira, per agli atteggiamenti fuori posto in un contesto che richiederebbe tutt’altro ma che sono comunque segno di una sofferenza interiore profonda. Ma sono anche segno di grande coraggio, perché per fare certe scelte ci vuole tanto coraggio. Lo sa Diego così come lo sa Mike, lo sa Greta come Anna… ognuno affronta i propri mostri con coraggio.
Anche se a volte è la disperazione a bussare alla porta, è sempre il coraggio che emerge.
Non credo serva dilungarsi oltre per rendere l’idea. Marone emoziona e, per una come me che di solito non rilegge mai libri già letti, dire che questo è il primo libro in assoluto che rileggerei già da subito rende perfettamente l’idea delle emozioni che mi ha lasciato addosso.
Un solo, piccolissimo appunto: dal punto di vista grammaticale a me non suona bene l’uso di “e però”. Può starci nei dialoghi… ma nella narrazione mi piace davvero poco. Minimo dettaglio, comunque, che nulla toglie a tutto il resto. Libro letto in collaborazione con Thrillernord e che consiglio caldamente.
***
Le madri non dormono mai
Lorenzo Marone
Einaudi editore
352 pagine
18.50 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle
Le madri non dormono mai
Lorenzo Marone
Einaudi editore
352 pagine
18.50 euro copertina flessibile, 9.99 Kindle
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