martedì 20 settembre 2016

Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino (Christiane F.)

Una testimonianza cruda e terribile. Una vita messa a nudo in modo diretto e franco.
Nel libro I ragazzi dello zoo di Berlino Christiane F. racconta la sua storia. La storia di una bambina che entra ben presto nel giro della droga e che fa fatica ad uscirne, con continui tentativi di disintossicazione e continue ricadute.
E' un racconto terribile. Terribile per ciò che viene raccontato ed anche per come viene raccontato visto che si tratta di una testimonianza raccolta nel corso di interviste realizzate in attuazione di un progetto di ricerca che, poi, è diventato un libro che ha sconvolto i lettori e non solo.

Propongo la prefazione per far capire di cosa stiamo parlando. Le pagine sono ingiallite visto che si tratta di un vecchio libro che ho trovato nella libreria di mio nonno. Si tratta della quarta edizione, datata 1981, ed è stata conservata tra tanti altri libri che sono rimasti abbandonati a loro stessi per parecchio tempo. Ultimamente è finito tra le mie mani e mi sono subito resa conto che non sarebbe stata una lettura facile. Non solo per via dell'argomento, piuttosto forte, ma anche perchè scritto con caratteri piccini, ancor più piccini quando vengono proposte le testimonianze di altri personaggi come la madre di Christiane o coloro che l'hanno seguita.

E' una bambina come tante, Christiane. E non è un personaggio inventato ma una persona realmente esistita e ciò che racconta sono vicende che le sono accadute davvero. Ha una situazione familiare particolare con un padre violento che la picchia continuamente per un nonnulla ed una madre incapace di difenderla tanto che, a volta, subisce anche lei la violenza del marito.

A dodici anni inizia a fumare hascisc e a tredici inizia a farsi di eroina. Fino all'età di quindici anni sarà un continuo vai e vieni tra le aule scolastiche (dove fa solo presenza fisica) e la stazione della metropolitana dove gravita il mondo della droga berlinese. Qui i giovani si prostituiscono per avere denaro da spendere in dosi, si passano le siringhe, si sballano senza problemi. Lo stesso fa Christiane tornando poi puntualmente a casa per riprendere, il giorno dopo, la stessa routine.

Siamo negli anni settanta e la facilità con cui delle ragazzine poco più che bambine riescono a procurarsi dosi, si prostituiscono e  si sballano è terrificante. Questo è il termine che mi è ronzato in testa per tutto il tempo. 
Il testo non è stilisticamente elaborato ma la riproposizione della testimonianza che la ragazzina fornisce con dovizia di particolari. Una testimonianza che, sommata alle altre persone la cui voce viene riportata nel libro, è stata data per rompere il vergognoso silenzio degli adulti sul mondo della prostituzione

E' stata una lettura impegnativa sia a livello emotivo che dal punto di vista lessicale visto l'uso di termini molto diretti, di espressioni tutt'altro che romanzate. Impegnativa e dolorosa: non un romanzo, ma la storia di una, di tanti ragazzi molti dei quali ci hanno lasciato la pelle giovanissimi.

Non è mia intenzione giudicare alcunchè. E' un libro che fa riflettere e fa comprendere la difficoltà di venire fuori dalla spirale dell'orrore in cui i tossicodipendenti cadono. Difficile per loro ma anche per le famiglie. La mamma di Christiane, con la sua testimonianza, fa comprendere come fosse più semplice fare finta di non avere un problema piuttosto che affrontarlo. Fino a che, però, si rende conto che sua figlia sta per toccare il fondo. La ragazzina tenta più volte di venirne fuori ma le continue ricadute sono la dimostrazione di quanto sia difficile dire basta.

Ammetto che verso la fine il racconto mi è sembrato un po' ripetitivo visto che ogni volta i tentativi di disintossicazione andavano a monte ed ho pensato che, magari, si potesse evitare di dilungarsi su tanti dettagli. Ma è un racconto-verità, e così è stato proposto fino alla fine.

Per curiosità sono andata a cercare il presente di Christiane F. che è vivente ed è diventata adulta. Non dico altro.

Non è un libro adatto a chi intende affrontare una lettura leggera e, sicuramente, non lascia indifferenti. Non può lasciare indifferenti.

Le 255 pagine in cui si struttura il libro pesano come se fossero il triplo... e credo che, vista la tipologia di racconto, non avrebbe potuto essere altrimenti.

Questo libro mi permette di partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 2: un libro con una donna raffigurata in copertina.

2 commenti:

  1. Libro che ha segnato la mia adolescenza!
    Un saluto carissima

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  2. io l'ho letto da adulta, avevo 26 anni e rientravo da un periodo in Germania. E' stato il primo libro che ho letto in tedesco: appassionante, coinvolgente, angosciante, pieno di tristezza ma anche di speranza.
    un libro da leggere sicuramente.

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