venerdì 19 ottobre 2012

Una fiaba per ogni perchè (Elisabetta Maùti) - Venerdì del libro


Colpo grosso questa volta in biblioteca! Ho scelto io il libro "Una fiaba per ogni perché" e quando l'ho portato al bibliotecario per la registrazione il nostro amico Toni - pronto a digitare il titolo nel pc - mi ha guardata sorridendo ed ha detto: "Questo libro lo prende la mamma per aiutare se stessa..." e devo dire che aveva ragione, anche se non del tutto.
Dico non del tutto perché se è vero che un libro di questo tipo aiuta le mamme a far passare tematiche importanti grazie alla delicatezza delle fiabe, è anche vero che sono i bambini a fruirne in maniera diretta per cui l'utilità è rivolta tanto a me quanto a loro. Tant'è che il sottotitolo è "...spiegare ai bambini perchè succedono le cose".  Mi spiego approfittando, tra l'altro, di questo spazio settimanale offerto dal Venerdì del libro.

Il libro contiene dieci storie illustrate che affrontano, con un linguaggio delicato e "fiabesco" (ma non troppo) tematiche importanti quali la separazione dei genitori, quando papà fa tardi, quando non hai voglia di mangiare, quando hai paura del buio ed altro ancora. I genitori possono usare questo libro come strumento di comunicazione con i loro figli ed affrontare, così, le tematiche relative. I bambini, da parte loro, afferranno nella fiaba l'aspetto educativo. E lo dico con cognizione di causa visto che la nostra esperienza in tal senso è molto positiva.

Lo è principalmente con la principessa di casa, che ha quasi sette anni, ed ha molto apprezzato questo libro facendo tesoro degli insegnamenti dispensati. Il primo tra tutti è quello che le è arrivato dalla storia della macchinina che non vuole cibarsi di benzina perché non le piace il sapore. Bhè, con la mia principessina ho qualche problemino in fatto di alimentazione: non ama cambiare, è fedele ai suoi (ristretti) gusti ed è molto ripetitiva nel consumare cibi. Mi fa disperare, a volte, quando decide che "...non mi piace per cui non mangio". Lo fa spesso ultimamente. Non solo non è disposta ad assaggiare qualche cosa di nuovo ma spesso è capricciosa al punto tale di non voler mangiare nulla di ciò che trova a tavola, anche se magari la volta precedente aveva dimostrato di gradire. Ebbene, la storia della macchinina mi ha molto aiutata e me ne sono accorta subito. Il giorno dopo aver letto quella storia, quando si è seduta a tavola, mi ha detto "...mamma, non voglio tornare piccola come è successo alla macchina" ed ha mangiato tutto. Sarà un caso? Non credo. Secondo me la storia l'ha colpita senza traumatizzarla, l'ha fatta sua, ha capito il messaggio e si è resa conto delle conseguenze di un'alimentazione sbagliata.
Anche il piccoletto di casa ha dimostrato di gradire le fiabe contenute nel libro: con lui non ho problemi di alimentazione ma c'è stata un'alta fiaba che mi è stata utile nel suo caso.
Si tratta della fiaba del drago che, quando si lascia prendere dalla rabbia, nel momento in cui cerca di parlare vede uscire dalla sua bocca una lingua di fuoco che brucia tutto ciò che si trova attorno. Avevamo già affrontato la questione dei sentimenti, e in particolare della rabbia, con il libro "Che rabbia" e in quel caso le immagini erano risultate un po' troppo forti soprattutto per la sua sorellina: nel caso del draghetto, invece, immagini a misura di bambino hanno dato forza al messaggio ben chiarito con le parole. Altro successo... Ora quando sta per arrabbiarsi rivolge lo sguardo verso di me e mi fa capire che pensa a quel draghetto che si gonfiava in viso, diventava tutto rosso ed era sul punto di dare fuoco a tutto ciò che si trovava attorno solo aprendo la bocca. Molto bene... 
Sono solo gli esempi più calzanti che posso portare ma potrei andare avanti con la storia delle rose per la mamma che si allontana dal suo bambino, o del papà che fa tardi la sera per arrivare a quando nasce un fratellino. Alcune sono meno immediate di altre... meno immediate da afferrare per i più piccoli... Comunque trovo che sia un libro ben fatto e che mi sento di consigliare al 100%.
Il formato è molto particolare visto che le pagine sono rettangolari e danno vita ad un libro "lungo". Un po' scomodo da tenere in mano quando siamo distesi a letto prima della nanna ma si tratta di un problema superabile.
Cercatelo... ne vale davvero la pena!
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Una fiaba per ogni perché 
Elisabetta Maùti (illustrazioni di Federica Bordoni)
Erickson editore 
15.50 euro

venerdì 12 ottobre 2012

Quando avevo paura del buio (M. D'Allancé) - Venerdì del libro

Quello della paura è un argomento molto delicato da affrontare con i bambini. 
Io stessa, lo ricordo benissimo, ho avuto paura del buio a lungo tanto da accelerare giù per le scale, rischiando di cadere, se la luce si spegneva a metà strada... Con i miei bimbi ho cercato di affrontare il problema con delicatezza ed anche grazie all'aiuto di qualche libro. Con il piccoletto ho avuto gioco facile visto "lui è forte" e non dimostra - anche se un pochino ce l'ha - di avere paura del buio. Con la principessa di casa, invece, mi accorgo spesso che il problema non è del tutto superato.
Ne ho avuto prova di recente quando si è trovata tra le mani il libro "Quando avevo paura del buio", preso in prestito in biblioteca. 
Ed oggi, per questo Venerdì del libro, vorrei proprio tornare a riflettere sulla paura del buio. Eh si, perchè il libro, in se, mira a rassicurare il lettore visto che il finale proposto è positivo e il messaggio che viene lanciato e che, comunque, anche se non c'è la luce non c'è niente da temere. Il percorso che viene proposto, però, per arrivare a tale conclusione non è piaciuto affatto alla mia bambina che si è trovata davanti a testi e immagini che anzichè tranquillizzarla l'hanno impaurita ancora di più.
L'altra sera sentivo un bel po' di silenzio in cameretta dei bimbi: erano entrambi alla scrivania e mentre il Piccoletto disegnava, la Principessa aveva questo libro in mano e leggeva in silenzio. Ad un certo punto l'ho sentita chiudere libro in modo improvviso e con un bel tonfo e l'ho sentita dire: "...mamma portami via questo libro, non lo voglio nemmeno guardare".
Ho provato a sfogliarlo e mi sono resa conto che ci sono delle immagini che ben rendono l'idea di cosa alimenti la paura di un bambino, in particolare nella sua cameretta, di notte: viene proposta una sedia la cui ombra si allunga a dismisura prendendo le forme di un lupo, il bambino viene illustrato con gli occhi sbarrati e le coperte usate come protezione contro qualche cosa di paurosissimo, viene proposto un armadio a cui compaiono zampe ed artigli... Il tutto usando colori scuri - ovviamente è notte visto che il bimbo è a letto - e nemmeno l'arrivo di un simpatico orsetto che chiede di essere abbracciato per dormire serenamente le ha fatto cambiare idea. 
Qualche sera dopo ho provato a proporre il libro ai bambini prima di andare a letto, leggendolo io in modo "dolce" e fornendo spiegazioni: ebbene, la mia bimba mi ha chiesto di poter ascoltare ma di non guardare le immagini "...soprattutto la sedia".  Non è stato un gran successo. Almeno in questa fase. Della stessa collana abbiamo letto "Che rabbia!" ed anche in quel caso mia figlia ebbe qualche cosa da obiettare!
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Quando avevo paura del buio
Mireille d'Allancé
Babalibri

mercoledì 10 ottobre 2012

Cercando Grace (Enzo Miccio)

Lettura piacevole quella che ho appena concluso. O meglio, quella che ho iniziato e terminato in un paio di giorni. Si tratta di Cercando Grace, libro scritto da Enzo Miccio, che ha evocato il mito di Grace Kelly in un modo originale, proponendo una storia consumatasi troppo in fretta, secondo il mio parere. Avrei voluto che alcuni passaggi fossero stati presentati con minore fretta, per protrarre oltre la lettura... E questa non vuole essere una critica, bensì un'osservazioni sulla base di ciò che mi sono detta quando passavo da una pagina all'altra. La storia mi è piaciuta ed avrei gradito che... durasse più a lungo.

Enzo cura eventi e, in particolare, cura in ogni dettaglio eventi collegati a matrimoni particolari, che richiedono un tocco di eleganza o, semplicemente, di originalità. 
Mentre è alle prese con gli ultimi ritocchi per una "sposa speciale" inizia a raccontare dei lei. Una donna la cui esistenza sembra intrecciarsi sempre più con il ricordo di Grace Kelly che sarà sempre più presente nella sua esistenza, anche in un modo del tutto inaspettato.
Da cultrice del mito di Grace Kelly, la protagonista del libro si trova a vivere emozioni in qualche modo legate a quella elegante figura del passato. E quando incontrerà un uomo, poi rivelatosi il classico "principe azzurro" dovrà dare atto del fatto che, a volte, il destino riserva delle belle ed inaspettate sorprese.
Virginia possiede una borsa speciale: una Kelly che nasconde un piccolo tesoro: un diario tra le cui pagine vengono narrati momenti di vita della principessa Grace Kelly. Un diario che sembrerà prendere vita nelle more della lettura... Non voglio dire altro sulla trama perchè merita di essere letto senza troppe anticipazioni.

Posso dire che la lettura è piacevole: non si tratta di un romanzo troppo impegnato ma credo che letture di questo tipo si possano tranquillamente fare, senza doversi curare di un eccessivo "impegno mentale". 
L'unico appunto che il mio spirito critico di lettrice mi impone di fare riguarda alcuni errori di stampa che si sarebbero potuti evitare. Ne ho trovati a pag.10 alla terz'ultima riga, dove manca un La dopo il punto e all'inizio di una frase, qualche punto mancante dopo una frase che termina dopo aver chiuso le virgolette e qualche altra cosuccia di questo tipo. Magari nel caso in cui l'editore dovesse stampare una seconda edizione questo mio appunto potrebbe essere utile per rivedere con attenzione i testi!
In ogni caso si tratta di un libro che si legge in fretta e che propone una bella storia d'amore, rammenta la vita di una indimenticata e sempre bellissima Grace Kelly rispetto alla quale, personalmente, ho avuto voglia di conoscere di più... 
Bella la copertina, ben curata e d'effetto anche nella scelta dei colori. Libro che mi sento di consigliare se si cerca una lettura leggera, se si nasconde uno spirito romantico e se si è amanti del bello e dell'eleganza che, tra le righe, sono il leit motif del romanzo.
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Cercando Grace
Enzo Miccio
Rcs libri
14.90 euro

venerdì 5 ottobre 2012

Cinquanta sfumature di grigio (E. L. James) - Venerdì del libro



Chissà cosa farei se incontrassi Christian Grey? Me lo sono chiesta al termine della lettura del libro “Cinquanta sfumature di grigio” tentando di mettermi nei panni di Anastasia, spogliandomi per un momento della mia veste di moglie e madre per cercare di immedesimarmi in una ragazza un po’ imbranata, alle soglie della laurea, senza storie importanti alle spalle tanto da essere ancora vergine. Ci ho provato ma mi sono persa nelle more dell’assurdità di una situazione che solo nei romanzi credo possa verificarsi.
Sforzandomi di immaginare che potesse realmente accadere una situazione tanto assurda, mi sono detta che probabilmente avrei fatto tutto quello che ha fatto lei e sarei giunta alla sua stessa identica conclusione.
Ma andiamo per ordine.
Il libro “Cinquanta sfumature di grigio” è arrivato tra le mie mani per via di un prestito da parte di un’amica che mi aveva incuriosita con il suo lapidario commento. Quando, sul finire dell’estate, l’avevo vista sotto l’ombrellone con questo libro in mano e da brava curiosa in fatto di libri le ho chiesto “Com’è?”, mi sono sentita rispondere: “Esagerato, ma incuriosisce fino alla fine”. 
Un commento che sulle prime non ho collegato a nessun tipo di trama visto che non sapevo – credetemi  - che tipo di libro fosse. Quando i libri vengono eccessivamente pubblicizzati me ne tengo alla larga per via della convinzione che a tanta fama improvvisa corrisponda una campagna pubblicitaria con i fiocchi. Così, tenendomi alla larga da quel libro che avevo visto impilato in modo massiccio in libreria assieme agli altri due scritti di seguito, avevo evitato di leggere recensioni, commenti o accenni alla trama. 

Quando la mia amica me l’ha dato in prestito nel leggere l’ultima di copertina sono rimasta interdetta e piacevolmente sorpresa: “Quello che ogni donna vuole. Ovviamente”, è stato il commento che più mi ha colpita. “Wow… ho pensato… che sarà mai!”. E mi sono data alla lettura spinta dalla curiosità che mi guida spesso nella scelta dei libri. 

Credo che la trama sia nota ai più, oramai (forse ero io l’unica a non sapere di che libro si trattasse): Anastasia è una ragazza alle soglie della laurea, si considera una ragazza nella media senza nulla di speciale, non ha una grossa autostima. Anastasia (Ana) incontra Christian: un gran pezzo di ragazzo, bello bellissimo, ricco ricchissimo, fico fichissimo. Ne subisce immediatamente il fascino e si ritrova ad assecondare le sue abitudini sessuali senza dubbio fuori dai canoni tradizionali.
Christian è magnetico ma strano, dall’umore scostante, misterioso, con una storia torbida alle spalle, poco disposto a parlare di se, piuttosto calcolatore e maniaco del controllo. Un Dominatore con la D maiuscola sul fronte sessuale, in cerca di una Sottomessa, non di una donna da amare. Ed è qui che Anastasia si trova a fare i conti con una realtà a lei sconosciuta. Vuoi per la sua inesperienza, vuoi per la sua femminilità appena scoperta grazie a Christian, Ana si trova a vivere intense emozioni che rientrano nei canoni del sesso declinato al maschile. Christian non vuole soddisfare solo se stesso, non è questo il punto. Vuole soddisfare anche lei ma a modo suo, facendole conoscere il lato dolce del dolore, inducendola a diventare la sua Sottomessa, chiedendole di essere a sua disposizione ogni volta che lui ne avesse voglia e pronta a dire di si ad ogni sua volontà tanto da accettare punizioni corporali nel caso in cui infrangesse delle precise regole. Lui il Dominatore lei la Sottomessa solo a determinate condizioni, però, tanto da proporle la firma di un contratto vero e proprio, con clausole da discutere e sottoscrivere, con delle parole da usare per “salvarsi” nei casi più estremi: perché lui vuole tutto questo solo se anche lei lo vuole. Christian mira ad indurre Anastasia a chiedergli di sottometterla, ad essere lei a chiedere il dolore come mezzo per arrivare al piacere. Non vuole farle del male: cerca anche di proteggerla da se stesso ma le fa presto capire che se accetta le sue condizioni, se sta al suo gioco, poi non potrà tornare indietro. Non vuole qualcuno da amare ma da sottomettere.

Questo è quanto.

Ebbene… Qualche cosa mi è piaciuto (poco), qualche cosa no (molto).
Mi è piaciuto il fatto che, comunque, da lettrice sono stata indotta a leggere fino all’ultima pagina per cercare di capire dove si volesse arrivare…
Non mi sono piaciute le tante esagerazioni che ho trovato ed anche le continue ripetizioni che, in alcuni punti, mi hanno irritata. Lo stile di scrittura è piuttosto semplice e lineare, mai volgare anche nelle descrizioni di situazioni erotiche del tutto particolari. Questo devo riconoscerlo all’autrice: a differenza di altri libri in cui si è scaduti nell’eccessiva volgarità, in questo caso si usa un linguaggio minuzioso nelle descrizioni ma non volgare. Mai. E l’ho apprezzato.
Non ho apprezzato, però, il messaggio che passa anche se, con il finale, la donna riconquista un minimo di dignità.

Ho trovato parecchie ripetizioni che mi hanno innervosita un bel po'. Espressioni usate spesso in parti diverse del libro – l’abuso di verbi come “grugnire”, o “gemere” o situazioni continuamente ripetute come  “alzare gli occhi al cielo”- e questa cosa mi ha un tantino indispettita. Non solo l'uso ripetuto più e più volte delle stesse parole, ma anche delle stesse espressioni mi ha dato l'idea della necessità di forzare la mano nei confronti del lettore. 

Le descrizioni delle situazioni erotiche sono scelte ad arte: minuziose e con l’evidente intento di “riscaldare” chi fosse alla lettura, se non altro a livello di fantasia ma, secondo me, con notevoli esagerazioni che rendono il tutto piuttosto inverosimile. 

E poi lei, Anastasia, nel giro di un paio di settimane passa dallo status di verginella impenitente ed amante focosa e pronta a tutto per un uomo che non la ama ma vuole farne la sua sottomessa. Un'esagerazione secondo me...  Anche se, credo, quando scoppia la passione si perde la testa completamente e si rischia di fare cose che, a mente più lucida, non si farebbero mai. Per questo mi sono detta che, probabilmente, se fossi stata anche io in quella stessa situazione mi sarei lasciata travolgere allo stesso modo, almeno all’inizio e con i dovuti limiti.

Lui cerca di fare qualche passo avanti per andare incontro ad Anastasia, a modo suo inizia pure ad amarla anche se non riesce a dare un nome a ciò che prova, non riesce ad andare oltre quelle che sono le sue abitudini e necessità. Però, lasciatemelo dire, l’autrice l’ho ha descritto come un robot del sesso che, sinceramente, mi è sembrato molto esagerato. Un adone, super dotato, che non ha nulla a che fare con la tenerezza, con la giocosità di un rapporto a due. O meglio, ha un modo di intendere “la giocosità” del tutto particolare tanto da allestire nella sua suntuosa casa una “Stanza dei giochi” con frustini, manette e roba del genere. 

Probabilmente il successo del libro - quello che viene misurato con il numero di copie vendute e con la permanenza nei primi posti in classifica in fatto di vendite in diverse parti del mondo - è dovuto proprio alle descrizioni minuziose dei rapporti sessuali tra i due ma, secondo me, la narrativa erotica è ben altro.  
Io non ho apprezzato affatto il messaggio che è passato, quello del corpo di una donna usato da un uomo come mero strumento di piacere e compiacimento. Non rientra proprio nei miei canoni di rapporto a due. Così come non ho gradito i commenti scritti nell'ultima pagina di copertina con "The guardian" che definisce il libro come "Quello che ogni donna vuole. Ovviamente". Probabilmente io non rientro nei canoni delle donne che fanno testo per "The guardian": io non ci tengo proprio a farmi ammanettare ad un letto e farmi sculacciare da un Dominatore che non è capace di amare ma solo di sottomettere. O – se vogliamo – che è capace di amare solo nella misura in cui una donna si sottomette a lui. Sono d'accordo sulla necessità di trovare una buona intesa sessuale ma non sono d'accordo per niente con il messaggio che passa dalle pagine di questo libro. Quando ho iniziato a proiettarmi verso il finale ho immaginato che l'amore potesse prevalere su tutto ma non è andata come avrei voluto. Credo che la storia sia finita nell'unico modo possibile. Nell’unico modo capace di restituire dignità ad una donna che, accecata da un sentimento travolgente, ha creduto di poter provare piacere nel dolore e nell’umiliazione imposta dagli ordini del suo Dominatore. 

Nonostante tutto, non è un libro che si fa fatica a leggere. Non lo si lascia a metà (con altri mi è capitato) seppur nella consapevolezza dei suoi limiti. Alcune situazioni restano in sospeso – e questo mi è dispiaciuto… avrei voluto sapere cosa è accaduto a Christian nella sua infanzia, tanto da segnarlo così profonamente – ed anche questo mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca.

Chissà se nei successivi si continuerà a descrivere gli incontri sessuali dei due senza dare una svolta alla storia? Perché, se così fosse, sarebbe davvero una gran noia...

Ho letto questo libro in una settimana: le descrizioni dei momenti intimi tra i due non mi hanno ne’ scandalizzata ne’ disturbata. Ma di certo non mi hanno vista alle prese con la lettura con la classica “bava alla bocca”, tanto per rendere l’idea. Da donna devo dire che Anastasia mi ha fatto anche un po’ tenerezza perché posso capire cosa voglia dire essere travolti da un sentimento così intenso, da un’attrazione fisica così irresistibile, al punto da perdere il controllo anche nei momenti più impensabili. Però in alcuni momenti mi è sembrata ridicola non per colpa sua ma di un’autrice che ha davvero tirato la corda fino all’estremo. Christian… bhè, alla fin fine se fossi una ragazza come Anastasia mi piacerebbe incontrarlo. Ma farebbe fatica ad imporsi come Dominatore nei miei confronti, su questo non ho dubbi. Non mi lascerei mai umiliare in quel modo. 

Sono certa che molte altre lettrici – ed anche lettori, perché no? Chi dice che il genere erotico piaccia solo alle donne? Io non credo che sia così – hanno già letto questo libro per cui mi piacerebbe aprire un confronto con chi avesse un’idea diversa dalla mia. Per questo Venerdì del libro ho cambiato decisamente genere.

Dimenticavo: è pieno zeppo di pubblicità… e questo non aiuta affatto a far alzare il mio indice di gradimento. Tutt’altro. Letteratura erotica? Mha… Credo che la letteratura erotica sia altro. La "letteratura" è altro... C’è di peggio… ma anche di molto meglio.

venerdì 28 settembre 2012

L'ultimo giurato (J. Grisham) - Venerdì del libro

E' il terzo libro che leggo di questo autore e, devo dire, che rispetto agli altri è quello che mi è piaciuto meno. Ho letto "L'ultimo giurato" senza troppa fatica, lo stile di scrittura è scorrevole ed il genere mi piace, ma a dire il vero mi sono trovata in più momenti ad aspettare una svolta che, però, non è arrivata.
Ho preferito di gran lunga "Il cliente" se proprio volessi fare un paragone. 

La storia narra le vicende che entrano nelle pagine della cronaca di un periodico diretto da un giovane giornalista che, sulla scia di una buona dose di fortuna ed anche dell'entusiasmo dettato dalla sua giovane età, si trova a far crescere una realtà editoriale che, alla fine, gli frutterà parecchio.
"The Ford County Times" ospita, tra le sue pagine, le storie più disparate. Quella che segna maggiormente le sorti del giornale, ed anche del suo editorie Willie Traynor, è la morte di una donna che viene brutalmente assassinata davanti agli occhi dei suoi bambini dopo essere stata stuprata in casa sua.
Una storia che ha subito un colpevole e che accende i riflettori su una famiglia tanto potente quanto malavitosa: il ragazzo viene ritenuto colpevole dell'omicidio e condannato all'ergastolo. 

E sta proprio qui il nodo della storia. Perchè ergastolo non vuol dire pena di morte - come molti avrebbero voluto - ma vuol dire libertà a tempo debito. Vuol dire vendette e morti, vuol dire indagini, articoli di giornale ma sempre e comunque tanta sofferenza e scompiglio nella vita degli abitanti di un piccolo centro di provincia. 
Willie incrocerà nel suo cammino diversi personaggi, uno dei quali lo segnerà particolarmente ed al quale si affezionerà in modo affettuoso e cordiale: si tratta di una donna, ed al tempo stesso di una famiglia, di colore il cui ruolo nella storia apre anche una parentesi sulla realtà del tempo che voleva (siamo negli anni '70) le prime aperture verso una società multietnica con il riconoscimento ai neri degli stessi diritti dei bianchi. Un momento di svolta su questo fronte.
 
Il finale è arrivato senza troppo clamore e mi ha lasciato un po' d'amarezza a dire il vero. Ma la scorrevolezza della lettura ha bilanciato tale sensazione: a volte mi trovo tra le mani libri che non riesco a leggere per uno stile di scrittura ferraginoso, poco scorrevole a prescindere dalla storia narrata. In questo caso, anche se è mancato quello scatto in avanti che mi aspettavo da una pagina all'altra, ho comunque portato avanti la lettura con piacere ed anche con una moderata curiosità che poi è svanita quando mi sono resa conto che il finale non era poi così scoppiettante come avrei voluto. 

Per questo Venerdì del libro mi sento comunque di suggerire questa lettura agli amanti del genere. Grisham ha scritto di meglio... ma anche "L'ultimo giurato" non è male.

venerdì 21 settembre 2012

I bambini della nanna (L. Panzieri) - Venerdì del libro

Ogni volta che vado in biblioteca con i miei bimbi mi diverto ad osservare i miei cuccioli che si aggirano tra gli scaffali alla ricerca di un libro a loro misura. Non sempre scelgono qualche cosa di adatto a loro ma li lascio fare, senza troppe pressioni, perchè credo che il bello delle biblioteca stia anche nel poter scegliere liberamente ciò che si vuole, anche correndo il rischio di prendere una cantonata.

L'ultima volta mia figlia ha scelto, senza pensarci troppo, "I bambini della nanna": un libro edito da Lapis, scritto da Lucia Panzieri, che l'ha colpita - l'ho capito al volo - per l'immagine di copertina e poi per tutto il resto. Si tratta di un libro che non racconta una storia vera e propria, ma racconta ciò che fanno i bambini di sera, quando arriva il momento di andare a dormire. Con delle particolari illustrazioni e brevi testi scritti in modo piuttosto inusuale - in una fascia nera con caratteri bianchi, che inizialmente spezza la pagina a metà in senso orizzontale ma che poi è sul fondo delle pagine - i piccoli lettori imparano che ogni bambino ha le sue abitudini, che dormono anche in modi strani ma... hanno tutti qualche cosa in comune. Cosa? 
Bhè... è da scoprire, no?
Più volte ho notato mia figlia con questo libro tra le mani trattenersi nella lettura - essendo più che altro degli slogan, non veri e propri testi, fa anche in fretta a leggere! - e ad osservare a lungo le illustrazioni. Chissà in quale bambino si sarà rivista? Io qualche idea in mente ce l'ho, a dire il vero.
Trovo che sia un libro molto carino, con belle illustrazioni - nate dalla mano di Samantha Enria - e capace nella sua semplicità di trasmettere ai bambini un senso di sicurezza in relazione al momento della nanna. 

Sono i bambini della nanna, una galleria di ritratti buffi e autentici, che ci fanno guardare con un sorriso l'arrivo della notte.
Guarda bene... forse ci sei anche tu.

Per questo Venerdì del libro - per il quale sono arrivata poco prima del gong! - suggerisco una lettura per bambini che è piaciuta anche a questa mamma!
*** 
I bambini della nanna 
Lucia Panzieri
Lapis Edizioni
euro 11.00

lunedì 10 settembre 2012

Va' dove ti porta il cuore (S. Tamaro)

Ricorda che un albero con molta chioma e poche radici viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sorpa, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti.

E quando poi, davanti a te, si apriranno tante strade e non saprai quale prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la profondità con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. 

Stai ferma, in silenzio,  ascolta il tuo cuore.

Quanto poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta. 



Il libro di Susanna Tamaro "Va' dove ti porta il cuore" mi è arrivato tra le mani, come diversi altri, per merito di una mia amica che, nel traslocare, si è voluta disfare di un gran bel numero di sue vecchie letture. E' rimasto nella mia libreria per diversi mesi prima che mi decidessi a prenderlo tra le mani e, a pelle, mi sono immersa nella lettura con la sensazione che non sarebbe stato un genere a me gradito.
Mi sono convinta a leggerlo soprattutto per via del fatto che non era uno di quei volumi di tante pagine che mi mettono paura solo per la mole di righe da leggere: così mi sono detta che avrei potuto provare.

La prima cosa che ho apprezzato dell'edizione che ho letto io - Baldini & Castoldi editori, 1994 edizione numero 23 - è stato il formato e la dimensione dei caratteri. Ero reduce dalla lettura di un libro in formato tascabile con caratteri molto piccoli e avendo tra le mani questa edizione mi sono trovata molto meglio. Le pagine piuttosto lunghe mi sono piaciute e mi hanno reso più gradevole la lettura, se non altro psicologicamente.

Il libro, in se, è un diario scritto da una donna che si rivolge a sua nipote: una nonna che scrive - o meglio, che vorrebbe scrivere - a sua nipote. Si tratta di lettere che probabilmente non arriveranno mai alla loro destinataria o, se ci arriveranno, non si saprà mai se verranno lette oppure no. In 165 pagine - tante sono le pagine dell'edizione da me letta - la protagonista si mette a nudo arrivata oramai ai suoi ultimi anni di vita. Parla a sua nipote narrandole fatti e situazioni che non ha mai conosciuto, aprendo il suo cuore e mettendo a nudo la sua anima come mai aveva fatto prima. Si rende perfettamente conto di essere fuori tempo per rimediare ai suoi errori ma, affrontandoli - almeno nei suoi scritti - cerca per lo meno di farsene una ragione. Nel momento in cui affronta i suoi errori, le vicissitudini della sua vita, ritrova un pezzetto alla volta se stessa. Questa, per lo meno, è la sensazione che ho avvertito io.

All'inizio, lo ammetto, ho pensato quasi di abbandonare la lettura perchè nel leggere la prima parte ho avvertito una tristezza ed un'angoscia che avrei voluto tenere lontane da me. Ho una nonna vivente con la quale ho vissuto per un periodo della mia vita e - anche se la nostra storia è ben diversa da quella narrata dalla Tamaro - in alcuni momenti, leggendo alcune sue riflessioni, ho pensato a lei... Alla solitudine che può vivere una donna anziana rimasta sola, nella consapevolezza di avere davanti a se la parte finale dalla sua vita... Ammetto di aver pensato anche a me, al passare del tempo, a come sia passato in fretta il tempo e a quante cose non dette mi sono lasciata alle spalle. Insomma, un libro che mi ha fatto pensare malgrado all'inizio mi fosse sembrato piuttosto pesante.

Trattandosi di lettere il finale non soddisfa la curiosità di chi, come me, avrebbe voluto sapere se si sarebbe aperto uno spiraglio di riavvicinamento tra nonna e nipote. Resta un po' d'amarezza in bocca anche se in più punti vengono lanciati degli insegnamenti di cui far tesoro.

Lo stile di scrittura non mi è dispiaciuto anche se, lo ammetto, in alcuni punti mi è sembrato di incappare in alcuni errori grammaticali. Ho letto con un po' di lentezza la prima parte ma nella seconda ho recuperato lo slancio sufficiente per andare avanti spedita. La seconda parte mi è piaciuta di più. Nel complesso, comunque, tenendo conto le premesse fatte in apertura circa le sensazioni che ho provato durante la lettura, devo dire che il libro non mi è dispiaciuto. Sono dell'idea che un libro che sa emozionare è un libro che vale la pena leggere.
***
Va' dove ti porta il cuore
Susanna Tamaro
Baldini & Castoldi editori