mercoledì 30 marzo 2016

La formula del professore (Y. Ogawa)

Lo scorso anno ho partecipato in modo attivo alla campagna di promozione della lettura #ioleggoperchè. Ho vestito i panni del Messaggero e mi sono impegnata su diversi fronti per diffondere il piacere della lettura. Nel corso della serata clou di tale iniziativa ho (o meglio, abbiamo) distribuito parecchi libri che vennero forniti in un particolare kit, il kit del Messaggero.
Per chi non avesse seguito l'iniziativa, l'Associazione Italiana Editori ha pubblicato e diffuso 24.000 copie di diversi libri da diffondere - grazie ai Messaggeri - in ogni dove. Dei libri che erano nel mio kit per me, personalmente, ne è rimasto solo uno: La formula del professore di Yoko Ogawa.

Sincera sincera? 

Non mi ispirava affatto e ne è prova il fatto che è rimasto per quasi un anno tra i libri da leggere, senza che io sentissi alcuna empatia nei suoi confronti.
Le copertine di tutti i libri che hanno fatto parte di questa iniziativa erano tutte simili e tutt'altro che accattivanti. La copertina non avrebbe fatto mai la differenza, nessun effetto catalizzante. 
Nell'ultima di copertina non è riportata una vera e propria trama ma solo qualche frase che pone, al centro del romanzo, i numeri. Per una come me, che la matematica non l'ha mai particolarmente amata, non c'era nemmeno la trama ad aiutare. 
Autrice per me sconosciuta. Nnon c'era nemmeno l'affezione per l'autrice a fare la differenza nonostante si trattasse (l'ho scoperto poi) della più importante scrittrice giapponese contemporanea.

Ma a fare la differenza sono arrivate le Lgs che hanno pensato bene, nell'ambito della challenge in corso, di inserire come obiettivo n. 4 la lettura di un libro che contenesse, nel titolo, un mestiere. Detto fatto: il professore citato nel titolo faceva proprio al caso mio. Ed ecco, dunque, che ho scelto questo libro per l'obiettivo n. 4 della seconda tappa.
Chiedo scusa per la lunga premessa ma era dovuta per spiegare come mai un libro con un titolo così e con un contenuto fuori dalle mie corde fosse arrivato tra le mie mani. 
E... l'ho letto in un giorno!

La storia è molto poetica, emergono i sentimenti, i delicati equilibri tra l'oggi, il domani e il ricordo di quello che è stato. 

Un anziano professore - ex docente universitario di Teoria dei numeri presso il Centro di ricerche di Matematica dell'Università, vittima anni prima di un incidente stradale che gli ha stroncato la carriera - soffre di una malattia per la quale la sua memoria dura solo 80 minuti. Dimentica tutto ciò che non rientra in questo arco di tempo. Ecco perchè per riportare alla mente le cose importanti si appiccica sui vestiti decine di foglietti su cui appunta ciò che va ricordato.
Quando viene assunta una governante per aiutarlo nella vita di tutti i giorni, succede qualche cosa di speciale, reso ancora più speciale dall'ingresso, nella vita dell'uomo, del figlio di lei. Ruto.
E' l'unico che viene chiamato per nome anche se non di un vero nome si tratta ma di un soprannome inventato dal professore e legato al mondo dei numeri.

Il professore, seppur nella sua stranezza, è un genio. Il suo mondo è racchiuso nei numeri, nelle formule, nei quesiti matematici. Un personaggio molto particolare, disinteressato a tutto il resto, anche per via del suo problema legato allo scherzo che la mente gli fa continuamente. Questo mondo verrà rivoluzionato quando incontra la governante che comprende la situazione e lo aiuta. Ancor più quando, conoscendo Ruto, il professore farà emergere una particolare affezione per i bambini, un senso di protezione innato e fino a quel momento sopito. 
Tra Ruto e il professore si crea un'aurea di delicatezza e schiettezza che li porta, nell'arco di tempo che è loro concesso dalla memoria, di diventare amici. Il professore gli trasmette (a lui ma anche a sua madre) il suo amore per i numeri con una passione ed una semplicità tali da far emergere tutta la maestosità che una formula matematica racchiude in sè. 
Ma ad accomunare Ruto e il professore sarà anche altro: la passione per il baseball.

La profonda amicizia che nasce e cresce tra i tre personaggi viene trasmessa al lettore con una scrittura fluida e pulita, intensa e capace di trasmettere emozioni. Il legame tra il professore e la sua governante non sfocia in nulla di sconveniente: non è questo che li lega. Lei è paziente e curiosa di apprendere tutto ciò che il professore le insegna. Anche se dopo 80 minuti non sa più chi sia quella donna e torna a chiederle data di nascita o peso alla nascita, lei è paziente e non si sconforta nemmeno quando deve ripetere continuamente le stesse cose che, in altri, sarebbero date come assodate.

E' una storia tenera, dove i sentimenti emergono con delicatezza ed intensità tanto da lasciarmi attaccata alle pagine anche senza la necessità di un colpo di scena. 
I numeri hanno un ruolo importante: i protagonisti scoprono dei legami inimmaginabili grazie a determinate combinazioni tra i numeri ed il professore trasmette tutto ciò che sa, tutto il suo genito e la sua sconfinata saccenza, con una naturalità che fa innamorare del mondo della matematica anche chi, come me, non ha mai avuto grande predisposizione.

Per me questo romanzo è stata una scoperta ed il professore si è impresso nella mia mente come una figura molto potente e tenera, allo stesso tempo.

2 commenti:

  1. Contenta che la Challenge ti sia servita per scoprire questo libro! Neanche io lo conoscevo e non ho mai letto l'autrice...quasi quasi però ci faccio un pensierino! :)

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    1. Probabilmente senza di te, Dani, non l'avrei mai letto, davvero!!! ;-)

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