lunedì 17 maggio 2010

La regina delle nevi (Carmen Martìn Gaite)


Nel retro copertina riporta ancora il suo prezzo in lire. Ventimila lire. Una copertina di un azzurro piuttosto spento su cui domina, sotto al titolo, l’immagine di una giovane donna: Cuore di neve, opera del 1907 di E. R Hunghes (nella foto, un dettaglio della copertina). Una giovane che giace, silente, con lo sguardo nel vuoto, su un tappeto di neve.

Il libro La Regina delle Nevi di Carmen Martìn Gaite* è stato frutto di una ricerca nata per caso. Cercavo il cartone animato della storia di Andersen – La Regina delle Nevi, appunto – che tanto mi è piaciuto da bambina e che ho avuto un improvviso bisogno di rivedere. Cercando in rete mi sono imbattuta in questo libro e mi sono adoperata per averlo tra le mani, spinta da una impellente curiosità. Curiosità ancor più alimentata dalla breve trama che avevo trovato nei vari siti di librerie on line: la storia di Leonardo che, uscito da prigione, si trova a fare i conti con un gelo interiore che lo attanaglia, lo paralizza, lo isola dal resto del mondo. Proprio come era capitato a Kay, vittima del sortilegio della Regina delle Nevi che lo aveva rapito a Gelda. Quale legame avrebbe mai potuto esserci tra la favola di quando ero bambina ed un libro che avesse per protagonista un ex galeotto? Mi ha incuriosita ed è partita la ricerca. Sono stata fortunata nel trovare questo libro disponibile presso una biblioteca del circuito provinciale alla quale appartiene la biblioteca del mio comune: in dieci giorni me l’hanno procurato ed è iniziata la lettura.

La storia non è delle più semplici. O meglio, è una storia semplice, a ben guardare, resa intricata ed interessante da un’autrice che propone uno stile ricercato e molto gradevole dal punto di vista lessicale. Nelle minuziose descrizioni di luoghi, persone e stati d’animo ci si immedesima nei suoi occhi e si vedono quegli scenari, si sentono quei suoni, si avvertono quelle vibrazioni di cui narra. Una storia che ha come filo conduttore la memoria. Che usa la memoria per proporre una serie di storie tutte legate l’una all’altra, di personaggi appartenenti principalmente ad una sola famiglia, quella di Leonardo Villalba. La memoria come cerniera che salda realtà e fantasia (a volte si fa fatica a capire quando Leonardo racconta ciò che vede e che vive realmente o se i suoi sono miraggi, immaginazione, speranze), presente e passato (a volte il protagonista conduce il lettore in un repentino viaggio da un’epoca all’altra della sua vita e serve un po’ d’attenzione per non fare confusione), tra vita e morte (la nonna defunta parla spesso con Leonardo, lo fa nel suo immaginario, nella sua mente, nella sua anima, ma l’autrice narra dei loro dialoghi come se fossero reali). Leonardo, ad un certo punto della sua vita, sceglie di non fuggire dal suo passato e decide di compiere un percorso che richiede coraggio, prima di tutto, per liberarsi di quella zavorra che per troppo tempo lo ha attanagliato ed inchiodato a terra impedendogli di volare, di vivere.

Lenardo Villalba finisce in carcere per una storia di droga. Esce di prigione e si trova a dover fare i conti con la morte dei suoi genitori (di cui viene a sapere quasi per caso leggendo un giornale) risalente alla settimana prima della sua uscita di prigione. Si trova solo. Più di quanto non avesse immaginato. Sapeva che, una volta uscito dal carcere, avrebbe dovuto fare i conti con un presente dal quale si sentiva isolato, lontano, distante. Ma la morte dei genitori lascia un vuoto più grande di quanto potesse pensare. Si trova solo a fare i conti con la sua vita. Quella passata prima che quella presente. Ed è un compito arduo perché si sente paralizzato da un gelo interiore che gli impedisce di fare qualunque cosa. Il gelo che lo blocca è lo stesso che attanaglia Kay, il protagonista insieme a Gelda, della fiaba di Andersen “La Regina delle Nevi”.
Una fiaba che più e più volte farà capolino nel suo animo.
Una fiaba che la sua defunta nonna le raccontava e che lui credeva così vera da immedesimarsi in quei personaggi. E come al piccolo Kay un cristallo di ghiaccio aveva freddato il cuore, anche per Leonardo una misteriosa ed indecifrabile Regina delle Nevi aveva portato quel freddo interiore che lo portava ad isolarsi dal mondo e a chiudersi in se stesso con dei soli compagni d’avventura: i suoi libri. Nella letteratura trova la sua ancora di salvezza, il suo viatico quotidiano. Nel momento in cui si troverà ad aprire la cassaforte di suo padre, Leonardo incontrerà una realtà che ignorava, celata in una serie di lettere che gli sconvolgono ancor di più l’esistenza. Si rende conto di essere l’unico erede di una famiglia tanto ricca quanto tormentata, famiglia a cui sente di appartenere in virtù di un forte legame ma, allo stesso tempo, dalla quali si sente lontano per una serie di vicissitudini.
Il legame più forte, quello che ha temprato maggiormente Leonardo, è stato quello con sua nonna Ines. Una donna saggia, paziente, misteriosa. Una donna che lo ha portato per mano non solo materialmente, da ragazzino, ma che lo ha condotto per mano nei meandri della sua vita lasciandogli un’eredità fatta non solo di beni materiali (alla morte dei genitori si troverà ad ereditare Quinta Blanca, la lussuosa casa di famiglia) ma anche di una serie di valori, di pensieri, di emozioni che lo hanno segnato come un marchio a fuoco. La scomparsa della nonna, più che quella dei suoi genitori, ha lasciato in lui un tale smarrimento da indurlo a liberarsi di quella casa, vendendola alla prima occasione utile. Una casa che rappresentava un vincolo troppo forte per un giovane uomo che è spinto dalla sua improvvisa freddezza interiore a tagliare i ponti con il suo passato.
Ma Leonardo ha davanti a se un presente carico di sorpresa. Nel momento in cui riuscirà a decifrare la figura della Regina delle Nevi, quella che ha preso lui in ostaggio rendendo freddo il suo cuore – un parallelismo con la fiaba di Andersen che lo accompagna per tutta la vita – sente un forte cambiamento che lo indurrà a cercare di capire, interpretare, fare luce sui tanti misteri che riguardano la sua famiglia.
Primo tra tutti il misterioso amore di suo padre per un’altrettanto misteriosa donna di cui non aveva mai immaginato l’esistenza.
E sentirà il bisogno di riacquistare la Quinta Blanca, di ricreare quel legame che aveva tentato – senza successo – di spezzare con una semplice vendita. In un turbinio di emozioni, la conoscenza della nuova proprietaria di Quinta Blanca, Casilda Iriarte (scrittrice, i cui libri hanno nutrito Leonardo dal punto di vista culturale nel periodo precedente al loro incontro) si rivelerà decisivo. Incontrerà la sua Gelda, colei che saprà strapparlo dalle braccia della Regina delle Nevi .

La trama è piuttosto articolata e quanto ho indicato, a grandi linee, nulla toglie al piacere della lettura di una storia che ha un finale inaspettato.
Una storia che ho fatto un po’ di fatica a seguire, a volte, per via di una lettura a volte troppo superficiale dovuta alla mia difficoltà di trovare dei momenti di assoluta concentrazione nei quali prendere il libro il mano. Una storia che si costruisce sotto agli occhi del lettore come un puzzle con l’aggiunta di una tessera dopo l’altra. Capitoli che sembrano scomposti apparentemente ma perfettamente incastrati per dare vita ad una storia che mi ha emozionata e coinvolta.

La Regina delle Nevi è un libro in cui si citano molti altri libri. Parecchi sono i riferimenti letterari che, comunque, sono dominati da quello, continuo, alla fiaba di Andersen di cui il libro prende in prestito il titolo. Una sorta di parallelismo tra il tema della lotta della memoria contro l’oblio che cercano di portare avanti il protagonista di entrambe le storie. Kay per Andersen, Leonardo Villalba pera Carmen Martìn Gaite. Entrambi svuotati del loro essere, entrambi raggelati nel loro intimo anche se secondo modalità diverse.
Un libro che merita di essere letto. Con attenzione. Promosso a pieni voti.

* Carmen Martìn Gaite è la maggiore scrittrice spagnola contemporanea che dal 1954 ad oggi ha proposto molti racconti e romanzi (nonché critica letteraria e traduzioni di grandi scrittori europei) ed ha ottenuto numerosi premi letterari nella sua terra d’origine.
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La Regina delle Nevi – titolo originale La Reina de las Nieves
Carmen Martìn Gaite
Traduzione dallo spagnolo di Michela Finassi Parolo
Astrea Editore, 1996 (stampato presso Giunti Industrie Grafiche)

Per chi avesse ancora pazienza di leggere - e avesse piacere di continuare a farlo - riporto alcune frasi che mi sono particolarmente piaciute e rendono l'idea dello stile dell'autrice.

...sono giorni e giorni che lavoro in solitudine, nel tentativo di ricordare, come chi fa cruciverba nella sua lingua.... e adesso le definizioni verticali sono in latino...
...tenevo per le briglie il carro del passato e del presente, potevo regolare il loro passo a piacere...
...una storia errabonda che disattivava la mia tendenza ai neri pensieri posandosi semplicemente su di loro, leggera e silenziosa, come una farfalla sul dorso irto di aculei di un drago, in nessun altro modo la luce vince le tenebre...

3 commenti:

  1. Ciao Stefania, che bello ritrovarti qui :-)
    Anche a me piace molto leggere, quando il Topastro me lo permette. Ultimamente mi capita di leggere più favole e racconti per bambini rispetto a libri per adulti ma ogni tanto riesco ad iniziare e finire un libro.
    Verrò a leggere altre tue recensioni perchè mi piace come scrivi. Claudia

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  2. Ciao cara... Non mancherò di inserire recensioni di libri per i piccoli... Nessuno ne parla mai e potrebbe essere un buon modo per iniziare. Un bacio. Stefania

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  3. Bene, sono curiosa, anche se ho letto qualche tua recensione sui libri per bimbi altrove. Noi stiamo leggendo e soprattutto ammirando i libri di Julia Donaldson.

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