venerdì 22 maggio 2015

Il Passo Perfetto. Cammino di Santiago (N. Artuso) - Venerdì del libro

Ci ho messo parecchio a leggere Il passo perfetto. Cammino di Santiago, scritto da Nicola Artuso.
L'ho letto con calma... non perchè mi annoiasse, perchè fosse scritto male o perchè non mi interessasse... E' stato come se volessi assaporare pian pianino quelle pagine quasi come se seguissi idealmente il cammino del pellegrino.
Non mi capitava da tantissimo tempo di mettere di post it tra le pagine di un libro. Sfoglio questo volumetto dalla copertina sgargiante e mi accorgo di averne appiccicati quattro. Pochi? Non per me... non sono proprio abituata ad evidenziare dei passaggi o delle pagine mentre leggo qualcosa.

Per questo Venerdì del libro (appuntamento al quale ultimamente ho partecipato a singhiozzo), vorrei proporre proprio questa lettura: Nicola Artuso consegna ai lettori un diario del suo cammino verso Santiago De Compostela. Consegna i suoi pensieri, le sue aspettative, le sue crisi, le sue delusioni, le sue vittorie. Il tutto, consumato nell'arco di un cammino da pellegrino che lo ha portato alla ricerca del Passo Perfetto. Così dice. Il suo non è un vero e proprio cammino di fede. No no... non è la fede a motivare la sua scelta. Cerca qualche cosa che, a dire il vero, non riesce bene a definire. E durante il suo cammino si rende conto di non riuscire a rispondere in modo compiuto a quanti gli chiedono, fin troppo spesso, perchè ha affrontato il cammino da pellegrino.

Il formato del libro mi ha permesso di tenerlo anche in borsa e portarmelo in giro. L'ho letto volentieri. L'ultimo libro che avevo letto di questa casa editrice - Il Prato - era di un genere completamente diverso e non mi è dispiaciuto affatto diversificare la lettura. Mi piace cambiare genere e mi sono presa una pausa da storie crudeli, thriller psicologici e simili... letture che ultimamente mi hanno occupata un bel po'.

Nicola Artuso è ironico e pungente nel suo racconto, è genuino anche nei modi di esprimersi, nelle frasi che usa, nelle espressioni che rivolge ai suoi compagni d'avventura. Quel suo modo di rendere partecipi i lettori della sua avventura in un modo così diretto mi è proprio piaciuta.

Lungo il cammino Nicola incontra parecchie persone e si lascia andare a pensieri, considerazioni, interrogativi, momenti di crisi e di consolazione che vuole dividere con i lettori.
Non è semplice raccontare la trama. Quel che posso dire è che Nicola parte, cammina e arriva alla meta. Il resto va scoperto pagina dopo pagina.

Riprendendo il libro in mano e andando a guardare le pagine in cui ho messo i post it colorati mi rendo conto che in alcuni casi ho segnalato degli errori (che ci posso fare? Mi saltano agli occhi), come, ad esempio, a pagina 173 quando l'autore scrive non è ho idea al posto di non ne ho idea... Dettagli... che però (che ci posso fare) non mi sfuggono.
Poi continuo a sfogliare e mi rendo conto che altri post it sono su pagine in cui ho voluto evidenziare dei concetti. Come le riflessioni sul vizio del fumo. 
La mia dipendenza da nicotina nasce alle scuole superiori. Da ragazzini si fumava così, per gioco. Mentre le ragazzine si truccavano la faccia da pipistrelli per dire al mondo che erano diventate delle donne noi, per lo stesso motivo, si fumava per dire che avevamo le balle che fumavano dalla voglia di provare nuove sensazioni. Stessa cosa. Poi quel vizio però prende altre forme, con somma gioia della psicanalisi che traduce il filtro in capezzolo, il fuoco in rabbia, il fumo in bisogno di leggerezza e l'atto di fumare in sé in una forma di suicidio controllato. Che dicano quello che vogliono, alla fine si tratta di una dipendenza chimica, come lo è quella dal caffè, dagli psicofarmaci o da qualsiasi altra droga. Sono dell'idea però che i vizi peggiori sono sempre quelli che non si vedono, ma che di questi tempi sono piuttosto ben visti dai controllori sociali. Parlo del vizio di accumulare denaro e ricchezze materiali alla Paperon de Paperoni, del vizio del superare gli altri, del sesso sporco, del potere. Per i vizi di questo tipo non c'è un ministero della sanità mentale che ti diffidi dal farne un uso incontrollato perchè il cancro all'anima non è ancora stato riconosciuto dalla scienza media come peste universale.
E' solo un esempio dei pensieri che l'autore condivide con il lettore, riflessioni che fa nei momenti di solitudine durante il viaggio.
Lo stile narrativo non è perfetto, è più - in diversi punti - una trascrizione letterale di dialoghi e pensieri allo stato "puro" che non frasi perfezionate, grammaticalmente e dal punto di vista strutturale, per creare un particolare effetto stilistico.
La sua narrazione è così, diretta ed imperfetta se vogliamo, proprio come diretti ed imperfetti possono essere i pensieri ed i dialoghi lungo il cammino. E, a ben guardare, sta anche in questo la particolarità!
***
Il passo perfetto. Cammino di Santiago
Nicola Artuso
Edizioni Il Prato
12.00 euro - acquistabile qui 

3 commenti:

  1. Ciao Stefania,
    Ho letto il Cammino di Santiago - Diario di un mago, di Paulo Coelho, leggo piacevolmente la tua recensione di questo venerdì' e una cara amica ha fatto personalmente il Cammino e mi ha raccontato aneddoti profondissimi.
    Devo dire che è un tema che mi attrae non solo sul piano letterario, ma anche come esperienza di vita....
    Chiaramente segno il libro di Nicola Artuso tra le prossime letture!
    Grazie e buon fine settimana!
    Kly

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  2. Molto interessante, mi piace quando gli scrittori sono sinceri e schietti anziché di parte, come mi sembra di aver capito sia stato Artuso in questo libro, me lo segno!buon weekend!

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  3. Mi piacciono i libri che raccontano di esperienze vissute in prima persona, questo me lo segno!
    Buona settimana

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