Due piani temporali, due punti di vista per una storia che mi ha piacevolmente colpita. Non che sia piacevole leggere di violenze su bambini o di omicidi, non intendo questo. Piacevole esperienza di lettura, questo volevo dire, per un crime che tiene alta, altissima l'attenzione e che colpisce ai fianchi il lettore che non si lasci andare a facili giudizi.
Il rischio è proprio questo: pensare di aver capito tutto troppo presto, come se tutto fosse già svelato e non ci sia da fare altro che seguire le indagini che porteranno a quella verità che il lettore conosce già dall'inizio.
Niente di più sbagliato... o, comunque, parzialmente esatto. Brava l'autrice a depistare, convincere e smentire tali convinzioni fino ad arrivare ad un colpo di scena che mai avrei potuto immaginare.
La trama, in breve.
Rain Winter è una sopravvissuta: rapita da un uomo all'età di dodici anni assieme ai suoi amici Tess ed Hank, oggi è una donna che si prende cura di sua figlia e che, per fare ciò, a consapevolmente messo da parte la sua carriera da giornalista.
Tess, purtroppo, venne uccisa da quell'uomo.
Hank oggi è un medico che aiuta i bambini a superare i propri traumi.
Sono loro i protagonisti della storia, dall'inizio alla fine. Lo è Tess pur non essendo fisicamente presente perché uccisa anni prima ma sempre accanto ad Hank, nella sua mente disturbata.
Lo è Hank che mostra fin da subito una doppia personalità tale da alternare momenti di lucida volontà di aiutare gli altri a momenti di rabbia incontrollabile che lo porta a compiere atti che l'altro Hank non attuerebbe mai. Due Hank che convivono, giorno dopo giorno, e che - a quanto pare - si completano. Due Hank che sono venuti alla luce a seguito di quel trauma di tanti anni prima.
Rain mi è sembrata fin da subito troppo accomodante. Troppo remissiva. Troppo succube del pensiero altrui soprattutto per ciò che riguarda la sua necessità di fare la mamma, di pensare alla piccola Lily, di prendersi cura di lei rinunciando - soprattutto - al suo lavoro, alla sua passione per il giornalismo.
Hank e Rain hanno un passato in comune ma non un presente. Hanno apparentemente superato entrambi quel trauma di tanti anni prima ma a ben guardare si scopre che non è affatto così.
Quando, poi, il loro rapitore - all'epoca catturato, arrestato ma poi rilasciato - viene trovato morto, ucciso a sangue freddo, il passato torna prepotentemente a bussare alla porta di entrambi. Sarà solo dopo un secondo omicidio, molto simile al precedente, di un altro uomo ritenuto non colpevole di violenze nei confronti della propria famiglia, che Rain sente di essere più coinvolta di quanto non potesse immaginare e decide di riprendere a fare ciò che sa fare: indagare per informare.
Lui parla in prima persona. Lei in terza. Ma è uno stile che funziona. L'autrice indaga nell'animo umano, nelle contraddizioni dell'animo umano e calca la mano su questioni che fanno riflettere.
Quando la giustizia non è giusta, cosa accade?
Qual è il limite tra fare giustizia e commettere un crimine?
Quali e quante sono le cicatrici che restano addosso a chi vive un trauma infantile?
Chi possiamo dire di conoscere davvero? Conosciamo davvero noi stessi, tanto per cominciare?
Il dolore, prima o poi, finisce? A che prezzo?
Ho particolarmente apprezzato lo stile dell'autrice che propone una storia ben strutturata ed imprevedibile. Sarò contro corrente ma a ma è piaciuto molto il personaggio di Hank, con tutte le sue contraddizioni e i suoi lati oscuri. Strano, mi vien da dire, ma è così.
Ho empatizzato meno con lei, con la giornalista, che mi è sembrata troppo forzata, troppo impostata, troppo finta. Una mia sensazione o cartina al tornasole di qualche cosa di diverso dall'apparenza?
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Il lato oscuro
Lisa Unger
Time Crime editore
324 pag.
12.90 Euro copertina rigida, Kindel Unlimited, Audiolibro
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