mercoledì 1 maggio 2024

L'erede dei Gainsbourg (S. D. Scott)

 Mi aspettavo una storia d'amore melensa e sdolcinata. Mi sono dovuta (piacevolmente) ricredere.

Perché se è vero che tutto ruoto attorno ad una storia d'amore, ciò che ho letto tra le pagine di questo libro è qualche cosa di più. 

In un ambiente fatto di titoli nobiliari, di patrimoni da salvare, di matrimoni di convenienza, mi aspettavo la solita storia di lei che accetta un matrimonio per preservare le proprietà di famiglia ma con l'accordo di non consumare... poi, strada facendo i due si innamorano davvero e vissero tutti felici e contenti.

Invece noi.

C'è un matrimonio di mezzo, c'è un patrimonio da salvare, ci sono accordi presi a tavolino ma la storia prende una direzione diversa da quella che avevo immaginato anche grazie ad uno stile scorrevole, per niente sdolcinato (anche quando avrebbe potuto esserlo). Buone le descrizioni del periodo storico - non lo definirei un romanzo storico ma la storia è ben contestualizzata - che permettono di immergersi in atmosfere d'altri tempi.

Protagonista una donna forte, Athena Gainsbourg, unica figlia del Conte Stamford che amministra la miniera di famiglia confrontandosi con piglio deciso con un mondo che ragiona al maschile. Suo padre, oramai ammalato, propone al medico chirurgo Nigel Gainsbourg (cugino della ragazza) di sposarla ed ereditare il tutto, evitando che le proprietà di famiglia finiscano - per linea ereditaria diretta - in mani sbagliate. Athena non è affatto convinta che sia la strada giusta soprattutto perché è una donna libera che non intende barattare la sua libertà in questi termini ma i fatti le dimostreranno che quando di tratta di fare delle scelte bisogna mettere sul piatto tanti elementi diversi, quelli che possano portare al male minore. Oltre alle miniere di famiglia è in ballo anche la sorte della sorella di lui, Edwina, segregata in una struttura per problemi psichiatrici e sulla quale incombe la minaccia di terapie mutilanti che lui intende a tutti i costi evitarle.

Questo il contesto, questo il nodo della questione. Da qui la storia prende direzioni inaspettate che, lo ammetto, mi hanno piacevolmente sorpresa.

Figura molto affascinante quella di Athena che ho amato fin dalle prime righe del libro. Una donna fuori dagli schemi per l'epoca (siamo nel periodo Vittoriano), una storia d'amore che non stona affatto con la complessità della situazione che si delinea, finale piacevole.

Non avrei mai immaginato di gradire una storia che, lo ammetto, ho scelto per rispondere ad una challenge di lettura cui sto partecipando. 

Piacevole. Non un capolavoro, sono onesta, ma lettura gradevole.
***
L'erede dei Gainsbourg

Scarlett Douglas Scott
PubMe editore
242 pagine
15.00 euro copertina flessibile, Kindle Unlimited

sabato 27 aprile 2024

Da dove la vita è perfetta (S. Avallone)

 

Storie di donne. Storie di difficoltà e di disagio. Storie di coppie. Storie di vita.

Storie d’amore. Non quelle che si leggono sui romance ma quelle che si incontrano per strada, tra i vicoli, sotto ai portoni.

La storia di Adele e di Zeno, di Fabio e Dora sono storie d’amore inteso nella sua accezione più ampia. Sulle prime, leggendo il libro di Silvia Avallone, ho fatto fatica a comprendere come le varie situazioni potessero in qualche modo incastrarsi ma è stata questione di un attimo. L’autrice – che peraltro ho avuto il piacere e la fortuna di conoscere – è abile a tenere il lettore sulle spine. Fino alla fine. Fino alla svolta finale che in parte avevo auspicato ma che non potevo immaginare in quei termini.

Non come avviene in un giallo o in un thriller. No.

Ma come avviene nella vita. Dove non si sa mai chi si può incontrare dietro l’angolo, dove non è facile delineare con chiarezza il futuro, dove entrano in giorno variabili inaspettate, più o meno importanti. Come avviene nei rapporti tra adolescenti, fatti di eccessi e slanci che si alternano a momenti di delusione assoluta. Come avviene in coppie consolidate che scoprono – nel tempo – di aver fatto male alcuni calcoli che sono le fondamenta di un rapporto non semplice da portare avanti. Su tutto, la maternità. Quella che arriva quando non dovrebbe, in un ventre che non è pronto anche se la mente dice altro. E che non arriva dove, invece, tutto sembra pronto per dare nuova vita. Senza successo. Quella raccontata è una storia di legami, più o meno forti ma sempre veri. Legami che si instaurano quasi senza un perché e diventano così forti da spazzare via ogni nuvola, legami che si vorrebbero così solidi ma che sono talmente fragili dall’essere sul punto di frantumarsi.

Scrittura intensa. Efficace. Appassionante. Ma non è una novità per me perché la Avallone mi ha abituata ad uno stile che cattura. È un libro che consiglio, che ho preso in prestito in biblioteca ma che comprerò a mia figlia perché credo che storie così possano fare bene anche a lei. Che ha diciotto anni.

***
Da dove la vita è perfetta
Silvia Avallone
Rizzoli editore
pag. 376
14.50 copertina flessibile, 2.99 audiolibro, Kindle Unlimited

martedì 9 aprile 2024

Io sono Marie Curie (S. Rattaro)

Non è una biografia. 
 
L’autrice lo precisa senza mezzi termini anche se, a ben guardare, ci sono parecchi riferimenti alla vera storia di Marie Curie. Ho letto la storia di questa donna straordinaria, dunque, con la consapevolezza di avere tra le mani un romanzo.

Tuttavia, di quel poco che sapevo della vera storia di Marie, al secolo Maria Salomea Skłodowska, ho trovato riferimenti ben precisi nel libro che ho avuto tra le mani e sono arrivata ad una mia personalissima interpretazione: l’autrice ha calcato le mani in quella parte meno nota della vita di Marie, quella più personale, perché per il resto mi è sembrato che di inventato ci fosse ben poco.

La scrittura della Rattaro ha reso il personaggio vivo, pulsante. Mi sono sentita molto coinvolta dalla storia di questa donna, dalla sua voglia di studiare a tutti i costi anche quando per le donne vi era un preciso divieto, dal suo orgoglio di scienziata a cui va stretto l’appellativo di “moglie di…” e dalla sua voglia di riscatto nel momento in cui proprio il suo essere donna ha rappresentato l’ostacolo più difficile da superare per vedersi riconosciuti i suoi meriti.

Quanto ai suoi affetti, al suo essere donna, ai suoi desideri al di fuori della sfera scientifica… bhè qui ho trovato la parte più romanzata, quella che dà più spazio al cuore. Una parte che non stona affatto: stiamo pur sempre parlando della vita di una donna, prima che di una scienziata. È una part più romanzata, più rosa, ma mai eccessiva, mai tale da stonare con il contesto del romanzo.

Ho molto apprezzato lo stile utilizzato dall’autrice ed anche se in alcuni punti ho avuto l’impressione che alcuni concetti fossero un po’ troppo ripetuti – come il fatto di essere costretta a restare all’ombra di un uomo, anche se si trattava dal suo uomo – trovo che le parole siano state ben misurate per rendere l’idea della frustrazione dovuta a determinati limiti imposti dal fatto di essere una donna.

Marie emerge come una donna coraggiosa, con le idee ben chiare circa il suo futuro. Marie è una donna che ama la scienza e non ama i compromessi. Che non si lascia spaventare dal giudizio altrui anche quando – e qui arriviamo alla parte più personale – il suo comportamento di donna innamorata può avere (ed in effetti avrà) delle conseguenze piuttosto pesanti su ambiti tutt’altro che personali.

La sua storia è sempre attuale anche se risalente nel tempo:

l’ho letta come un invito rivolto ad ogni donna a lottare per ciò in cui si crede, a puntare dritte verso l’obiettivo che si ha in mente anche quando tutto sembra remare contro.

Marie si è trovata a combattere contro i pregiudizi dettati da un’epoca in cui le donne erano relegate ad un ruolo marginale della società: oggi le cose sono cambiate ma molti di quei pregiudizi restano e allungano le loro ombre in parecchi ambiti.

Ecco perché quella di Marie Curie è una storia prepotentemente attuale. Raccontata – romanzata, come precisa l’autrice – in modo efficace.

Lettura che consiglio se alla mera biografia si intende dare una dimensione più umana, maggiore spazio alla donna prima che alla donna di scienza. Senza che questo pregiudichi né l’uno né l’altro aspetto. Anzi, ciò permette loro di completarsi a vicenda.
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Io sono Marie Curie
Sara Rattaro
Sperling & Kupfer
208 pagine
17.90 euro copertina rigida

giovedì 4 aprile 2024

Usciti di Senna (M. Bussi)


I libri di Michel Bussi vanno letti con attenzione. Molta. Perché è un autore capace di depistare il lettore, indurlo a guardare nella direzione sbagliata, a farsi una, due, tre idee sbagliate per poi permettergli di rendersi conto che era tutto più semplice di quanto potesse immaginare. Nemmeno questa storia fa eccezione anche se, lo dico subito, ho avuto la sensazione che in alcuni passati volesse condurre troppo lontano il lettore. 

La storia narrata a che fare con i pirati, con tesori misteriosi, maledizioni, patti stretti tra marinai e si snoda piano piano per poi intrecciarsi di nuovo. Quando si ha l'impressione di essere arrivati ad un punto di svolta si torna, invece, punto a capo con un pugno di mosche tra le mani. 

Tanti sono i personaggi che scendono in campo. 

Siamo sulla Senna e sta per andare in scena l'Armada, una delle più belle ed attese manifestazioni che, di cinque anni in cinque anni, torna ad appassionare un popolo intero portando a Rouen i più bei velieri di tutto il mondo pronti poi a scendere lungo il letto della Senna fino a Le Havre. Con tanto di equipaggio, ovviamente. E con un pubblico numeroso ed attento oltre che eccitato all'ennesima potenza.

Maline è una giornalista che si trova sul posto per raccontare l'evento e mai avrebbe immaginato di doversi interessare, invece, di un delitto. Un marinaio messicano, infatti, viene trovato cadavere e sarà proprio lei - a dispetto del commissario Paturel che si occupa del caso - a comprendere alcuni meccanismi che possono dare delle risposte interessanti a diversi interrogativi relativi a quella morte.

Andando a fondo con le ricerche Malini si trova immersa in un mondo che non conoaceva, a fare i conti con patti d'onore e tutto ciò che può gravitare al mondo dei pirati, tesoro misterioso compreso.

Far scendere in campo una giornalista accanto a chi è incaricato di indagare non è una novità assoluta. Anzi, in diversi libri ho letto di coinvolgimenti di questo tipo. A parte questo, il personaggio di Maline è molto particolare e devo ammettere di non aver provato molta empatia nei suoi confronti pur essendo io stessa una giornalista che, di solito, è molto tollerante nei confronti dei colleghi, anche quelli che vivono tra i libri. Ha un modo di fare, Maline, che non mi piace. Sarà probabilmente il retaggio di un passato che le è rimasto cucito addosso ma non mi è piaciuta affatto. Anche alcune sue deduzioni, devo ammetterlo, mi sembrano un po' forzate ed inverosimili: fatto sta che l'intreccio messo in atto dall'autore funziona. Arrivata alla fine mi sono trovata spiazzata perché, a ben guardare, non era poi così difficile capire chi fosse il colpevole non si una, non di due ma di tre morti. Tre sono, infatti, i marinai che perdono la vita in circostante misteriose durante il racconto.

Il finale, poi, a parte l'identità della mano che ha colpito, mi ha lasciato addosso l'idea di qualche cosa di incompiuto.

Non c'è paragone con Ninfee Nere, diciamolo. Ma non è comunque da buttare via.
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Usciti di Senna
Michel Bussi
E/O Editore
480 pagine
17,00 Euro copertina flessibile, 11,99 Kindle

venerdì 29 marzo 2024

Tutti i particolari in cronaca (A. Manzini)

 

 

I giornalisti nei libri mi incuriosiscono da sempre. Perché, da giornalista, sono mossa da una sana simpatia nei loro confronti ed anche dalla voglia di pensare di trovarmi coinvolta in prima persona nelle avventure narrate. 

Per questo l'ultimo personaggio nato dalla penna di Antonio Manzini è entrato subito nelle mie corde e non ho voluto essere troppo severa nei suoi confronti. Gli ho perdonato qualche ingenuità di troppo e l'ho fatto con piacere. 

Walter Andretti, questo il nome del protagonista, mi ha anche intenerita. Non è facile passare dalla cronaca sportiva alla nera. Lo so molto bene. La cronaca nera è molto particolare da seguire e quel suo essere spaesato davanti a situazioni per lui nuove mi ha intenerita.

Io so cosa vuol dire essere catapultato in un mondo che non ti appartiene e, soprattutto agli inizi, non capire bene le dinamiche di quel mondo.

So cosa vuol dire avere addosso la pressione della redazione che chiede notizie in anteprima per conquistare qualche copia in più in fatto di vendite. So quanto sia difficile avvicinare fonti in certi ambienti. Lo so, per questo ho guardato Walter con occhi comprensivi.

Nel suo primo caso di cronaca nera si trova ad avere a che fare con una morte che lo porterà ad indagare e ad entrare nelle pieghe di quel mistero più di quanto avrebbe voluto. Quando, poi, i cadaveri diventano tre la situazione si complica e le indagini che mette in campo per dare corso al suo compito di cronista iniziano ad andare ben oltre le indagini delle stesse forze dell'ordine. Nelle more delle sue indagini parallele Walter incontra Carlo Cappai, figura chiave nella storia, uomo tranquillo che serba, però, un grande segreto e che cova, da anni oramai, un'inquietudine che lo porterà ad irrompere in maniera piuttosto decisa in quelle indagini che da più parti si stanno portando avanti.

Quello messo su carta da Manzini è un giallo che invita a riflettere sui meccanismi della giustizia italiana e sul concetto di giustizia a più ampio raggio. Molto interessante la figura di Cappai, i conflitti che si porta dietro e l'avversione verso un modo di fare che è stato messo in campo da qualcuno a lui molto vicino. 

Un giallo che non mi è dispiaciuto affatto e che non ho voluto mettere a confronto con precedenti storie (e protagonisti) che Manzini ha messo sul piatto nel tempo. 

L'ho letto in pochi giorni. So di essere un po' di parte ma non mi è dispiaciuto affatto. Non eccessivamente cervellotico, l'ho anche consigliato a mia figlia che non si è mai avvicinata a questo genere e che secondo me, invece, potrebbe apprezzare.
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Tutti i particolari in cronaca
Antonio Manzini
Mondadori editore
304 pagine
17.50 euro copertina flessibile, 10.99 Kindle

domenica 24 marzo 2024

In un mare senza blu (F. P. Oreste)

 

Sono tre ragazzini nati e cresciuti nella Napoli dei vicoli, quella degli emarginati, dei diversi, di quelli con una vita difficile ed un futuro incerto davanti agli occhi. Sono quelli che devono lottare con le unghie e con i denti per sopravvivere, giorno dopo giorno.

Mario. Ciro. Michele.

Per Mario il destino ha in serbo una grande sorpresa. Inaspettata. Dolorosa. Definitiva.

E gli altri due, pure, devono fare i conti con una realtà dura, che non fa sconti, che chiede loro di fare delle scelte troppo grandi per la loro giovane età.

Eppure, Ciro e    le loro scelte le fanno, eccome. Non senza dolore, non senza lasciarsi alle spalle quei ragazzini che sono stati giusto poco tempo fa e che, lo sanno bene, non saranno più. E se Michele sembra fare le sue scelte con maggiore consapevolezza e maggiore distacco dai sentimenti, per Ciro il dolore arriva a bussare alla porta con foga e con colpi sempre più intensi.

La storia dei tre ragazzini di Vico Stella, ribattezzato – a motivo – Vicolo Nero, è una di quelle che si insinuano sottopelle per non andarsene più. Quei ragazzini appaiono con chiarezza davanti agli occhi del lettore - Michele con la sua mezza faccia, Ciro con i suoi riccioli e i suoi bei lineamenti – che resta con un certo retrogusto amaro in bocca una pagina dopo l’altra per arrivare ad un finale che tenta a rimettere in sesto le cose. Per quanto possibile.

È una storia dura, difficile, la loro, raccontata in modo rude, diretto, efficace. Perché certe storie non possono essere rese se non in questo modo. È una storia dolorosa. In qualunque modo vada a finire. Perché è il percorso che porta alla fine ad essere tale. È una storia dolorosa per tutti ma nella quale non manca quella tenerezza e quell’intensità che sono proprie di una grande amicizia. Un’amicizia che sopravvive agli eventi e si trasforma, cresce, matura e resta comunque qualche cosa di grande. Anche in mezzo a tante brutture, a tanto dolore.

Ci può essere redenzione in una storia così? Si può raggiungere la pace, vivere in pace? Con gli altri e, soprattutto, con sé stessi?

Lo stile dell’autore è scorrevole ma non scontato. In alcuni passaggi sembra di assistere ad un botta e risposta tra pensieri, tra congetture, tra considerazioni e nulla stona, nell’insieme.

Molto efficaci le descrizioni dei meccanismi che regolano la vita del Vicolo.

Efficaci e dolorose anch’esse.

Profondamente, e tristemente, reali.
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In un mare senza blu
Francesco Paolo Oreste
iDobloni
pag. 224
14.90 copertina flessibile

venerdì 22 marzo 2024

Cuore nero (S. Avallone)

Silvia Avallone è un'autrice che mi piace.

Mi piace lei come persona - ho avuto occasione di conoscerla ad una recente edizione del Festival del Libro che è si è svolta nella mia città - e mi piace il suo stile.
Mi piace la sua scrittura intensa e coinvolgente.
Mi piacciono i personaggi che, fino ad ora, ho avuto modo di conoscere grazie a lei.
Aspettavo l'uscita di questo suo ultimo libro e le aspettative, per quanto mi riguarda, non sono state deluse.
Silvia torna a raccontare storie che arrivano quasi come delle unghie su una lavagna. Storie difficili, dolorose, che impongono un momento di riflessione importante. 
 
La grande protagonista è la fuga. Ma lo è anche la voglia di ricominciare.
Lo è per Emilia: poco più che trentenne, viene da un passato difficile e porta il peso di una colpa troppo grande per quella ragazzina che era 15 anni prima. Sceglie un luogo in cui spera di non essere additata come quella di quindici anni prima.
Ma lo è anche per Bruno anche se la sua è una fuga diversa. Per lui la voglia di ricominciare a vivere, non più a sopravvivere, torna in concomitanza con l'arrivo di lei, con quelle imposte che si spalancano, con quella musica che rimbalza da un muro all'altro, da un vicolo (vuoto) all'altro.
 
Le loro storie sono segnate da grandi tragedie che hanno lasciato dei segni profondi. Lei, in particolare, porta stampata nell'anima un grande colpa: ha pagato, per quella colpa... ma è davvero libera dal retaggio di ciò che inevitabilmente resta?
 
E dove arrivano l'accettazione, il perdono, la comprensione, la classica seconda possibilità?
Ci sono colpe che proprio non possono essere accettate? Il tempo cura tutte le ferite?
Mi sono interrogata attorno a tutto ciò. E, onestamente, non sono riuscita a darmi una risposta. Non sono riuscita a vestire i panni nè di lei nè di lui. Ho preferito restarne fuori, come osservatrice. Ma questo non vuol dire che questa storia non mi abbia toccata nel profondo.
 
Il personaggio di Emilia (così come la sua storia, che resta misteriosa per gran parte del libro) domina su tutto: un personaggio ruvido, una ragazza che si è chiusa dentro una corazza che si è ispessita giorno dopo giorno, in un passato che è lontano ma allunga ancora le sue ombre su di lei.
Quel modo di esprimersi così graffiante, così poco femminile... arriva inevitabilmente dal suo passato. Ma, allo stesso tempo, quella fragilità che traspare in lei, nella sua difficoltà a dormire in un luogo silenzioso, nel suo difendersi da quel passato a tutti i costi... ne fa un personaggio che non si può non amare. O, per lo meno, che non si può non tentare di comprendere. Perchè, come nella vita, anche nel rapporto tra lettore e personaggio di un libro scattano dei meccanismi che possono essere di immediato feeling o, al contrario, di incompatibilità assoluta.
Però, se lo si vuole, si può cercare anche un punto di equilibrio che non sia così estremo, nè in un senso nè in un altro.

Questo è quello che è capitato a me con la lettura di questo libro. Ho cercato l'equilibrio giusto per non essere eccessivamente giudicante o, al contrario, buonista.
 
Si tratta di una storia potente. Si tratta della conferma di quanto la penna di Silvia Avallone non sia banale. Tutt'altro.
Oltre a Bruno, che pure ha una storia importante da raccontare, un suo vissuto, un suo presente, ci sono altri personaggi che vengono resi in modo efficace: Marta, che ha condiviso con Emilia un percorso importante della vita, Basilio che pure ha qualche cosa da raccontare... ed anche altri personaggi minori come il padre di Emilia o la sorella di Bruno. Tutte tessere necessarie per costruire il grande puzzle che è la storia di Emilia e che potrebbe essere quella di tante altre Emilia, in questo mondo.
 
E poi il padre di Emilia: è il personaggio che ho sentito più di tutti gli altri, in assoluto. Più di lei, che è la protagonista della storia. Mi sono sentita molto vicina a quel padre e l'ho ammirato per il suo modo di essere, di fare... di sentire.
Gran bel libro. Lo consiglio.
***
Cuore nero
Silvia Avallone
Rizzoli editore
368 pagine
20.00 euro copertina flessibile, 10.99 Kindle, 2.95 audiolibro