lunedì 30 dicembre 2024
La libreria nascosta (Evie Woods)
lunedì 16 dicembre 2024
Hunger Games (S. Collins)
Il distopico è un genere che non
mi ha mai attirata più di tanto.
Troppo fantascientifico per i miei gusti. Proprio come Hunger Games che, invece, mi sono trovata ad apprezzare seppur in netto ritardo rispetto agli entusiasmi che sono stati manifestati su più fronti quando il primo libro della serie è uscito.
Devo ammetterlo, però: non avrei
mai deciso di leggerlo se non avessi visto la prima puntata della serie tv che,
contro ogni mia aspettativa, mi è piaciuta.
Le caratteristiche della storia sono proprie di ogni distopico che si rispetti: un governo violento che si impone a modo suo, una realtà spaventosa, una sorte ingiusta, un futuro incerto, un presente fatto di sottomissione per i più. E poi morti, tanti morti ed una considerazione pari quasi a zero per la vita umana.
Ho iniziato, come più si conviene, dal principio: Hunger Games è il primo libro dell'omonima trilogia nata dalla penna di Suzanne Collins, una serie di romanzi distopici ambientata in un'America post-apocalittica dove si vive in 12 distretti controllati da Capitol City, che ogni anno organizza gli Hunger Games, un reality show dove 24 giovani concorrenti, due per ogni Distretto, di un’età compresa tra i 12 e i 18 anni, debbono sfidarsi in un’arena ed eliminarsi a vicenda fino a che non ne sopravviva solo.
I partecipanti a questo massacro vengono estratti a sorte, anno dopo anno. Quando per il distretto 12 esce il nome della sorellina di Katniss, lei si fa avanti come volontaria pure di salvarla. Inizia qui la sua avventura accanto a Peeta, estratto a sorte come partecipante maschile per il suo stesso distretto.
Viste le premesse è facile immaginare come si sviluppi la storia. Mi aspettavo molta violenza, scene macabre, situazioni estreme ma in questo devo dire che l’autrice è stata brava. Muoiono in tanti, sì. Questo sì. Ma se non altro le descrizioni non sono poi così meticolose.
Lo stile è scorrevole, la scrittura efficace senza eccessi, anche quando la situazione lo richiederebbe e questo, devo ammetterlo, mi ha permesso di apprezzare l’idea di avere quella tipologia di lettura tra le mani. Fuori dalla mia comfort zone, senza ombra di dubbio, ma non mi è dispiaciuto affatto.
Ovviamente, l’idea della spettacolarizzazione della morte fa rabbrividire. La facilità con cui si uccide, altrettanto. E il fatto che tutto questo debba ripetersi anno dopo anno, a danno di ragazzini (sarebbe la stessa cosa se avvenisse a danno di adulti, siamo chiari… ma si parla anche di dodicenni ammazzati in modo feroce per puro spettacolo… del tutto inaccettabile) è uno scenario che rientra appieno nel genere ma che non è per niente piacevole. Quando dico, dunque, che la lettura mi è piaciuta, non intendo dire che mi sono piaciute le situazioni descritte. Tutt’altro.
Ho provato tanta rabbia, la voglia di alzarmi e sbattere il libro contro un muro… quella stessa rabbia che in un modo o nell’altro inizia a respirarsi, da un certo punto in avanti, quando vengono introdotti elementi che fanno pensare ad una ribellione. Tema che, ne sono certa, caratterizzerà i volumi successivi.
Ora capisco perché questa storia è piaciuta tanto agli estimatori del distopico, del fantascientifico.
Il finale lascia le porte aperte al prosieguo della storia anche se non sono riuscita a capire bene cosa possa ancora succedere…
Appuntamento al volume II.
***
Hunger Games
Suzanne Collins
editore Mondadori
pag. 418
domenica 10 novembre 2024
La neve in fondo al mare (M. Bussola)
Matteo Bussola sa toccare le corde dell’anima. Soprattutto, in questo caso, di chi certe situazioni le ha in qualche modo vissute. Protagonisti di questa storia sono genitori e figli adolescenti ma lo è, in primis, il male di vivere che porta – in un modo o nell’alto – questi adolescenti a vivere situazioni di difficoltà.
Nelle prime pagine del libro ho pensato: “…mamma mia, che tristezza sto libro! Ne uscirò più che depressa”.
Perché nel raccontare la fragilità degli adolescenti di oggi ho letto tante storie di dolore messe insieme per un dolore amplificato all’ennesima potenza. L’ambientazione è quella del reparto di neuropsichiatria infantile di un grande ospedale. La situazione è quella di un padre con un figlio ricoverati assieme, perché così è che avviene. E con loro altri genitori ed altri figli in situazioni analoghe. I nostri protagonisti hanno a che fare con l’anoressia. Ma si parla anche di depressione, di bulimia, di malessere di vivere intesto in tante accezioni. E si parla del dolore che tutto questo comporta, oltre che delle conseguenze fisiche per ognuno, oltre che della difficoltà, delle famiglie, di trovarsi all’altezza del compito educativo loro assegnato.
I personaggi proposti sono fragili. Spezzati. Feriti. Ma affrontano il presente con grande dignità. E se qualcuno sembra perdere le staffe, perdere il controllo e lasciarsi andare ad osservazioni che appaiono fuori luogo, c’è chi riesce a nascondere la propria difficoltà e a mostrarsi sereno, tranquillo pur avendo un tormento interiore inimmaginabile.
Io voglio pensare che siano i genitori i veri protagonisti. Mi sono trovata molto tra le righe di quel libro ed è stato a tratti doloroso, a tratti consolante. Perché mi sono resa conto che, alla fine, non sono la sola ad affrontare la crescita di figli adolescenti (due, per la precisione, uno di 18 mesi più piccolo dell’altra) e che le mie difficoltà non sono, a ben guardare, solo le mie. E’ un romanzo, lo so, ma credo che sia lo specchio di una realtà che, soprattutto in questo periodo storico, è palpabile.
Bussola – che conosce già per aver letto altro di suo – conferma il suo tatto nel parlare di problematiche così delicate. Dimostra, ancora una volta, di saperci fare.
Il libro è arrivato a casa mia per mano di mia figlia che ha scelto di comprarlo di sua spontanea volontà. Cosa molto rara di questi tempi, sempre troppo impegnata a fare altro per poter utilizzare il suo tempo per leggere. Non lo ha ancora letto ma mi auguro che lo faccia. E che lo faccia cercando di guardare un po’ anche il punto di vista dei genitori, non solo quello dei suoi coetanei.
Perché se nei suoi coetanei è facile che riesca a ritrovarsi con una certa facilità – anche se non in situazioni estreme, è chiaro – il punto di vista dei genitori non so se abbia mai cercato di comprenderlo. O, se l'ha fatto, se è riuscita a comprenderlo almeno un po'.
***La neve in fondo al mare
Matteo Bussola
Einaudi Editore
pag. 192
17.00 euro copertina flessibile,
lunedì 23 settembre 2024
Comandante (E. De Angelis - S. Veronesi)
Ho comprato questo libro per mia madre che ama le storie vere ma non sono certa che l'abbia apprezzato tanto quanto l'ho apprezzato io. Che non l'ho letto. L'ho ascoltato.
Dico questo non perché la storia non meriti quanto perché ci sono pagine scritte in dialetto e credo che ascoltare faccia tutto un altro effetto che non leggere. E lei è per le cose semplici, lineari...
Io ho ascoltato l'audiolibro, pur avendo il cartaceo, perchè negli ultimi tempi ho iniziato ad avere qualche problema con la vista e non ho voluto affaticarmi troppo. Credo di aver fatto la scelta giusta perché l'audiolibro arriva in modo diverso da come potrebbe arrivare la lettura. Credo.
Innanzitutto, la storia è quella di Salvatore Todaro e del suo equipaggio, quegli uomini che all’alba del 28 settembre 1940 si imbarcano sul sommergibile Cappellini per andare, con lui, in guerra.
In guerra da uomini di mare.
Quel sottomarino era una delle 11 unità della classe Marcello, che rappresentava allora il
meglio di cui disponesse la flotta sommergibili della Regia Marina: lungo 73 metri, e 1.060 tonnellate di dislocamento in emersione,
armato con due cannoni da 100 mm in coperta, due impianti binati di
mitragliatrici antiaeree Breda da 13,2 mm e otto tubi lanciasiluri da
533 mm, con una dotazione di 16 siluri. Uno strumento di guerra.
Lui messinese, classe 1908, è un eroe dimenticato che è tornato agli onori della cronaca per via del film di Edoardo De Angelis che ha raccontato la sua storia. Film che non ho visto e di cui non sapevo nulla prima di fare questa esperienza di ascolto.
Un eroe. Un uomo. Un uomo di mare.
Prima di tutto un uomo. Un uomo che rispettava il mare ma anche la vita. Perché se è vero come è vero che abbatteva imbarcazioni nemiche, questa è la guerra, è anche vero che non abbandonava i nemici al loro destino. Questo è quello che ha fatto il 18 ottobre di quello stesso anno quando decise di fare ciò che la coscienza gli diceva di fare: salvare i superstiti del Kabalo - incrociato a viaggiare a luci spente e sotto il cui attacco Todaro perse anche uno dei suoi uomini migliori - uomini nemici.
Ammetto che si tratta di una storia che non conoscevo. Le voci dei protagonisti sono voci autentiche, sembrano davvero loro che parlano, con i rispettivi dialetti, con le rispettive personalità ed è stata un'esperienza di ascolto molto bella e toccanti. Il libro è breve, sono 160 pagine che però pesano come se ne fossero 1600 tanto sono ricche di emozioni, di pathos e di dolore.
Sì, di dolore, perché non potrebbe essere altrimenti, trattandosi di guerra.
E' una lettura che consiglio a tutti. Anzi, un ascolto che consiglio a tutti. Io mi sono commossa e devo dare merito anche ai lettori che hanno un ruolo importantissimo nel rendere vero quel che propongono all'ascoltatori più di quanto non lo sarebbe se venisse letto su carta.
E li voglio nominare. Sì. Voglio proprio farlo perché Giulia Greco, Rossella Ambrosini, Francesco Wolf, Elena Fiorenza, Giovanni Marra, Andrea Ferrara, Francesco Di Crescenzo, Andrea Oldani, Roberto Fedele, Riccardo Bocci, Moricca Turi, Paolo Salomone hanno prima di tutto onorato la memoria di quell'uomo (e non solo la sua) dando voce a lui e a tutti gli altri, coloro che sono stati testimoni - volenti o nolenti - della sua grandezza di uomo.
Torno a dire una volta ancora che si dovrebbero rivedere le letture da proporre ai ragazzi nelle scuole. Seriamente. Ok i classici. Ma ci sono letture come questa che lascerebbe loro molto di più di tante altre storie e, soprattutto, di tante pagine dei libri di storia che raccontano sempre e solo le stesse cose.
Opinione personale, ovviamente.
***
Comandante
Edoardo De Angelis - Sandro Veronesi
Bompiani Editore (libro), Giunti Editore (audiolibro)
16.00 euro copertina flessibile
martedì 27 agosto 2024
Indaga, detective. Autori vari
Stavamo venendo fuori dal periodo dell’isolamento dovuto al Covid 19. E Suzzara, luogo in cui si svolgeva il festival Nebbia Gialla, si trova a pochi chilometri da casa di una mia cara amica. Vuoi la voglia di assaporare un po’ di libertà, vuoi l’amore per la lettura e – in particolare – per il genere giallo, vuoi per la nostalgia della mia amia, ricordo di aver preso l’occasione al volo: proprio durante il festival Nebbia Gialla, tre le tante presentazioni di libri, ho saputo della pubblicazione della raccolta Indaga, detective (Piemme, 2022) scritta da 12 grandi firme del panorama crime italiano. Diversi di loro erano lì, davanti a me, compreso Paolo Roversi da cui è nata l’idea di fare, tra l’altro, del bene visto che i proventi della vendita del volume vanno interamente alla Croce Rossa Italiana.
Già dalla prima pagina, la prefazione, mi sono trovata a casa mia con quel Commissario Ricciardi che tanto bene conosco e che, nel presentare il lavoro, ha raccontato come fossero i vari personaggi (quelli che noi definiamo seriale) a chiedere, spesso, che si parli nuovamente di loro.
Dodici racconti, dodici autori, dodici personaggi seriali.
Come dico spesso, anche stavolta alla fine di ognuno ho avuto la sensazione di avere tra le mani qualche cosa di incompiuto. I racconti mi piacciono poco, questa è la verità… e seppur proposti in punta di penna, ognuno con il proprio stile narrativo, sono rimasta con l’amaro in bocca.
Diciamo subito che dei 12 personaggi proposti non ne conoscevo nessuno, fatta eccezione per Ricciardi in prefazione oltre che per Iole e Libera di Rosa Teruzzi. Con tutti gli altri per me è stato il primo incontro in assoluto: quello che mi è rimasto più impresso è il personaggio di Laura Damiani perché conosco una persona che porta questo nome e questo cognome.
Lasciando ad ognuno il gusto della lettura delle 12 storie mi permetto di fare qualche osservazione generale. I personaggi seriali non sono sempre i protagonisti, ma comunque compaiono. Elemento comune è la pandemia di cui ognuno, in modo più o meno marcato, parla. Per qualcuno è un riferimento più marcato, per altri vengono indicati elementi che permettono di identificare senza fatica quel preciso momento storico.
Consiglio la lettura di questa antologia agli amanti dei racconti
e, nello specifico, agli amanti dei racconti gialli, ai nostalgici dei vari
personaggi citati ma anche a chi quei personaggi non li conosce ancora e
vorrebbe un piccolo assaggio per poi, eventualmente, decidere di recuperare
tutto il resto. Ma consiglio la lettura anche a chi volesse fare del bene a
prescindere da tutto il resto, viste le finalità della vendita dei diritti d'autore del volume.
***
Indaga, detective
Autori vari
pag. 302
Rizzoli editore