lunedì 30 dicembre 2024

La libreria nascosta (Evie Woods)

 


 La storia alterna picchi di originalità a picchi di una banalità assoluta.
Perché, se in alcuni passaggi mi è sembrata davvero prevedibile in altri, soprattutto alla fine, ho trovato delle sorprese che non avrei potuto immaginare.
Se avessi deciso di lasciare il libro a metà credo che mi sarei persa il meglio.
Due i piani temporali.
Due le protagoniste.
Due le storie: quella di Opaline e quella di Martha.
 
La prima è una donna vissuta negli anni Venti del Novecento: destinata ad un matrimonio combinato per salvare le sorti della propria famiglia, la giovane decide che non è quella la vita a cui sente di essere destinata. Di sicuro, non aspira a fare la moglie di un uomo che non conosce affatto. Decide di scappare e lasciarsi alle spalle quel destino che mai avrebbe potuto accettare e trova rifugio in una libreria a Parigi dove impara i trucchi del mestiere e diventa libraia. Dovrà andarsene anche da lì, però, perché suo fratello la trova e intende riportarla indietro, costi quel che costi… scappa a Dublino e trova rifugio in un ambiente a lei molto congeniale, quell’ambiente che trasformerà in una libreria specializzata in testi antichi e rari.
Ma non le basta. Vendere libri non le basta. Si mette sulle tracce di un libro della cui esistenza nessuno ha mai avuto conferma: si tratta del seguito di Cime tempestose, della sua autrice preferita, Emily Brontë. La ricerca non sarà facile, ma nemmeno la sua vita lo sarà perché quello che crede di essersi lasciata alle spalle è tutt’altro che lontano.
 
La seconda è una donna dei tempi nostri, vittima di un marito violento da cui scappa trovando riparo e lavoro presso Madame Bowden, un’attrice in pensione che la assume come governante. Incontra un uomo di cui si innamora, Henry, che è alla ricerca di un manoscritto che dovrebbe trovarsi in una libreria nei pressi della casa di Madame Bowden ma che non si trova. La sua è quasi un’ossessione: da quel ritrovamento dipende il suo futuro, ne è certo. Martha, che, a quanto pare, ha una particolare capacità di leggere la vita degli altri, si vede coinvolta su più fronti… ma neanche per lei il passato è del tutto sepolto fino a che…
 
Il romanzo all’inizio mi è sembrato un po’ spiazzante soprattutto in alcuni passaggi che non mi sono sembrati troppo chiari. A libro terminato ancora non riesco a capire, tanto per fare un esempio, perché Martha abbia nella schiena un misterioso tatuaggio rispetto al quale sembra cadere dalle nuvole…
Dalla metà del libro ci sono delle tessere che piano piano vanno al loro posto. Per chi ama i libri, le storie che li hanno come protagonisti sono sempre coinvolgenti e qui si sommano una serie di elementi: la condizione femminile di un tempo, il carattere delle donne, la loro caparbietà ma anche i danni che i silenzi possono provocare nei rapporti tra persone, quanto il passato possa allungare le proprie ombre sul presente di ognuno e un pizzico di magia che, forse, è ciò che mi ha lasciato maggiormente perplessa. Più dell’atteggiamento di Martha che a tratti mi ha fatto innervosire. Più della rabbia che ho provato per la sorte di Opaline che resta, a lettura terminata, il personaggio che ho amato di più e per il quale ho sofferto maggiormente.
Secondo personaggio, in ordine di gradimento, non è stata Martha. No, con lei non è scoccata nessuna scintilla… Secondo in ordine di gradimento è stata Madame Bowden: personaggio fondamentale nella storia, anch’essa avvolta in un alone di mistero e rispetto alla quale restano aperti degli interrogativi ma che, comunque, per personalità, modi, tempra mi è piaciuto molto.
Non sono riuscita a decifrare Martha. Pazienza.
La storia di entrambe le protagoniste ha risvolti che non avrei mai immaginato e resta anche uno spiraglio, un’apertura per un possibile prosieguo. Questa, almeno, la mia impressione.
Non è il libro della vita ma è stata, tutto sommato, una lettura che soprattutto andando avanti con le pagine è risultata piacevole e che ho fatto bene a non abbandonare dopo la prima perplessità.
***
La libreria nascosta
Evie Woods
pag. 372
Mondadori Editore
 

lunedì 16 dicembre 2024

Hunger Games (S. Collins)


Il distopico è un genere che non mi ha mai attirata più di tanto. 

Troppo fantascientifico per i miei gusti. Proprio come Hunger Games che, invece, mi sono trovata ad apprezzare seppur in netto ritardo rispetto agli entusiasmi che sono stati manifestati su più fronti quando il primo libro della serie è uscito.

Devo ammetterlo, però: non avrei mai deciso di leggerlo se non avessi visto la prima puntata della serie tv che, contro ogni mia aspettativa, mi è piaciuta.

Le caratteristiche della storia sono proprie di ogni distopico che si rispetti: un governo violento che si impone a modo suo, una realtà spaventosa, una sorte ingiusta, un futuro incerto, un presente fatto di sottomissione per i più. E poi morti, tanti morti ed una considerazione pari quasi a zero per la vita umana.

Ho iniziato, come più si conviene, dal principio: Hunger Games è il primo libro dell'omonima trilogia nata dalla penna di Suzanne Collins, una serie di romanzi distopici ambientata in un'America post-apocalittica dove si vive in 12 distretti controllati da Capitol City, che ogni anno organizza gli Hunger Games, un reality show dove 24 giovani concorrenti, due per ogni Distretto, di un’età compresa tra i 12 e i 18 anni, debbono sfidarsi in un’arena ed eliminarsi a vicenda fino a che non ne sopravviva solo.

I partecipanti a questo massacro vengono estratti a sorte, anno dopo anno. Quando per il distretto 12 esce il nome della sorellina di Katniss, lei si fa avanti come volontaria pure di salvarla. Inizia qui la sua avventura accanto a Peeta, estratto a sorte come partecipante maschile per il suo stesso distretto.

Viste le premesse è facile immaginare come si sviluppi la storia. Mi aspettavo molta violenza, scene macabre, situazioni estreme ma in questo devo dire che l’autrice è stata brava. Muoiono in tanti, sì. Questo sì. Ma se non altro le descrizioni non sono poi così meticolose.

Lo stile è scorrevole, la scrittura efficace senza eccessi, anche quando la situazione lo richiederebbe e questo, devo ammetterlo, mi ha permesso di apprezzare l’idea di avere quella tipologia di lettura tra le mani. Fuori dalla mia comfort zone, senza ombra di dubbio, ma non mi è dispiaciuto affatto.

Ovviamente, l’idea della spettacolarizzazione della morte fa rabbrividire. La facilità con cui si uccide, altrettanto. E il fatto che tutto questo debba ripetersi anno dopo anno, a danno di ragazzini (sarebbe la stessa cosa se avvenisse a danno di adulti, siamo chiari… ma si parla anche di dodicenni ammazzati in modo feroce per puro spettacolo… del tutto inaccettabile) è uno scenario che rientra appieno nel genere ma che non è per niente piacevole. Quando dico, dunque, che la lettura mi è piaciuta, non intendo dire che mi sono piaciute le situazioni descritte. Tutt’altro.

Ho provato tanta rabbia, la voglia di alzarmi e sbattere il libro contro un muro… quella stessa rabbia che in un modo o nell’altro inizia a respirarsi, da un certo punto in avanti, quando vengono introdotti elementi che fanno pensare ad una ribellione. Tema che, ne sono certa, caratterizzerà i volumi successivi.

Ora capisco perché questa storia è piaciuta tanto agli estimatori del distopico, del fantascientifico.

Il finale lascia le porte aperte al prosieguo della storia anche se non sono riuscita a capire bene cosa possa ancora succedere…
Appuntamento al volume II.
***
Hunger Games
Suzanne Collins
editore Mondadori
pag. 418