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sabato 10 settembre 2016

Il cuore selvatico del ginepro (V. Roggeri)

E' la settima di sette figlie femmine e questo vuol dire disgrazia, iattura. In Sardegna la credenza popolare vuole che la settima di sette figlie femmine abbia la vita segnata: è una coga, una bambina disgraziata che porterà solo disgrazia e, per questo, va immediatamente eliminata, appena nata.
Non è così che vanno le cose, però: Lucia, figlia primogenita dei coniugi Zara, trova un fagottino abbandonato a se stesso e lo prende co se, portando in salvo la sua nuova sorellina. Quella che, per tutti, sarà la sciagura fatta persona, il diavolo in terra, la coga.

Vanessa Roggeri, nel libro Il cuore selvatico del ginepro, imbastisce una storia che mi ha tenuta attaccata alle pagine. Propone le suggestioni e le superstizioni di una terra, la Sardegna, che lei stessa ha nell'anima in quanto terra natale. Allo stesso tempo propone una storia triste e commovente, con personaggi che vedono intrecciare le loro vite in alcuni casi in modo morboso, con - sullo sfondo - l'aura negativa di un personaggio ritenuto portatore di disgrazie. 

Quella narrata è la storia di una famiglia segnata dalla sfortuna: questa è la convinzione comune, alimentata da quelli che vengono considerati come segni inconfutabili dell'arrivo di una coga. Alcune caratteristiche fisiche della neonata, prima, e caratteriali, poi, getteranno la famiglia Zara nella disperazione più assoluta davanti ad una sciagura rispetto alla quale nessuno può nulla.

Sopravvissuta alla notte, per mano di sua sorella Lucia, ora Ianetta (questo il nome che verrà dato a quella bambina che viene considerata da tutti la demonietta) vive nell'ombra, scansata da tutti, senza mai una carezza, una parola, un gesto di compassione. Nessuno si avvicina a lei. Per lei solo parole di disprezzo fin da piccola. Solo improperi continui e cattivi pensieri rivoti a lei. Questo è l'ambiente in cui la piccina cresce allo stato selvatico, come fosse una protuberanza della terra sarda, tanto da portarne addosso gli odori, i colori, i segni.

Ianetta è brutta, malfatta, non parla ma emette degli strani suoni (qualcuno si è mai preoccupato di parlare con lei, di insegnarle qualche cosa? Qualcuno le ha mai chiesto come stesse? Qualcuno si è mai preoccupato di capire quale fosse l'origine di quei suoni sofferenti prodotti dalla sua bocca?) che vengono considerati ancora una volta segni che definiscono il suo essere malefico.

Ma è davvero così? O è semplicemente una sorella sfortunata, segnata alla nascita da superstizioni antiche che fanno fatica a morire.

Siamo sul finire del 1800 ed il periodo storico la dice lunga su quale fosse l'atteggiamento nei confronti di persone, principalmente donne, considerate streghe o emanazione del male.
 
Il romanzo si apre con la morte di Laura Zara che lascia ai suoi tre figli un'importante eredità. Non tanto una casa, che pure ha il suo valore, quanto una storia. 
La storia della sua famiglia e della sua sfortunata sorella. La storia che l'autrice racconta con dovizia di particolari, utilizzando anche termini propri della sua terra (in coda al libro proporrà poi un glossario per permettere a tutti i lettori di comprendere ciò di cui si parla) rendendo gli scenari vivi, come se si consumassero sotto gli occhi del lettore. Questa è l'impressione che ho avuto io.

Se avessi potuto avrei preso a schiaffi alcuni personaggi, avrei coccolato la povera Ianetta, avrei aperto la mente delle sue sorelle.

Quella bambina considerata da tutti la coga mi ha fatto davvero tenerezza e mi ha fatto pensare a quante donne, nella storia, sono state emarginate, torturate ed uccise perchè considerate l'incarnazione del male a seguito di convinzioni popolari del tempo.

Solo sua sorella Laura nutre dei dubbi rispetto alla reale natura di quell'esserino che considera sua sorella prima che la coga
Osservò Ianetta e si commosse quando comprese che lei non era come le altre bambine, i suoi giochi non avevano la luce dell'innocenza ma l'ombra di quella amara consapevolezza che solo di cose ormai morte poteva occuparsi, le uniche che non potevano rifiutarla.
E più avanti, quando Ianetta è più grande:
Si era convinta, Lucia, che Ianetta un cuore doveva avercelo e che doveva essere spezzato per colpa dell'esilio, dell'odio e delle cose brutte che tutti dicevano sul suo conto.
Dubbi che, ad un certo momento, anche in lei vengono imbavagliati da ciò che le accade attorno. 
A nulla varranno i tentativi del nuovo dottore di far aprire gli occhi alla gente del paese
Finchè rifiuterete la medicina accadranno cose come questa. Le vostre donne e i vostri bambini moriranno se non smetterete di credere a cose che non esistono. Le cogas non esistono! E' l'ignoranza che le genera! Possibile che non vi accorgiate della luce di questa verità?
Storia intensa, commovente, triste. Storia di rabbia e di credenze popolari radicate nel tempo. Storia di donne, storia di una terra trova voce in un'autrice che, secondo il mio punto di vista, propone un racconto da non perdere.

Consiglio questo libro (letto tutto d'un fiato). Libro che, peraltro, mi permette di partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 2: un libro con una donna raffigurata in copertina.

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