La dea cieca è il suo secondo libro che leggo ed ho 
avuto conferma di quanto mi piaccia il suo stile. Si capisce tra le 
righe che si tratta di un’autrice preparata, che 
conosce ciò di cui parla: conosce molto bene, per esperienza personale, i
 meccanismi investigativi e legali ed è molto credibile nelle sue 
descrizioni accurate.
Apprezzo molto la finezza narrativa che sta 
nell’evitare descrizioni macabre quando parla di omicidi, cadaveri, 
uccisioni annessi e connessi (cosa che non si può dire 
per altri autori che, invece, non si risparmiano nel descrivere fiumi di
 sangue e scene macabre). Rende perfettamente l’idea di ciò che accade 
anche senza eccedere in descrizioni di 
questo tipo e devo dire che lo apprezzo molto.
In questo romanzo la protagonista principale è una donna, Hanne 
Wilhelmsen, una investigatrice che sarà affiancata nell’indagine su due 
casi di omicidio – apparentemente 
slegati l’uno dall’altro ma che nascondono qualche cosa di molto più 
grande della morte di quei due – da  Håkon Sand, un politiadjutant,
 una 
figura che esiste nell’ambito della polizia norvegese. Si tratta di un 
giurista, superiore di grado ai normali funzionari, che sono in forza 
alla polizia in Norvegia. Una figura che non 
conoscevo e che in questo romanzo emerge particolarmente accanto alla 
protagonista. Sono due figure che si completano: Sand ha il compito, tra
 l’altro, di guidare formalmente le indagini e 
comparire in tribunale per conto del pubblico ministero. Un ruolo non da
 poco visto che sarà lui a dare forma a ciò che viene scoperto, una 
prova dopo l’altra, nel corso delle 
indagini e che dovrà convincere il giudice circa la fondatezza delle 
proprie convinzioni.
Quello di Hanne è un personaggio chiave nel romanzo: ha grosse responsabilità e ne è perfettamente consapevole, è una donna forte, che non si arrende davanti agli ostacoli,  
Come nel romanzo che ho letto in precedenza – Quello che ti meriti – anche in questo viene usato quasi esclusivamente il tu 
nei dialoghi. Nell’altro libro 
l’autrice spiega che in Norvegia solo di rado, ed in casi particolari, 
ci si rivolge agli altri con il lei. Si usa abitualmente il tu anche tra
 chi non ci si conosce e nel libro questo aspetto 
emerge chiaramente, nel primo che ho letto così come in questo.
Hanne Wilhellmsen è un’ispettrice meticolosa, 
precisa, attenta. Donna bellissima, rispettata dai colleghi ed esempio 
di integrità e passione per il proprio 
lavoro, ha alzato un netto muro tra la vita privata ed il lavoro. 
Nessuno può dire di conoscerla veramente così come nessuno può avere la 
certezza della fondatezza delle voci 
secondo cui abbia una compagna nella sua vita e non un compagno.
Si trova alle prese con due omicidi che 
apparentemente non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro ma che, con 
l’avanzare delle indagini, si sveleranno per 
ciò che sono: punti di partenza di una caccia grossa, portata avanti 
dalla polizia tra tanti buchi nell’acqua a segno di come il sistema sia 
ben protetto.
Dalle indagini, portate avanti assieme ad Håkon Sand, emergeranno coinvolgimenti inaspettati in un giro di droga che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. 
In questo contesto viene anche coinvolta una bella avvocatessa,
 Karen Borg: è lei a scoprire casualmente il primo cadavere ed è lei che
 sarà scelta come difensore da 
colui che viene arrestato per aver commesso tale omicidio. Le strade dei
 tre personaggi principali si intrecceranno abilmente in una storia che 
si fa leggere tutta d’un fiato.
Le precise descrizioni dei meccanismi investigativi, dei 
cavilli, delle procedure mi hanno letteralmente ammaliata. L’autrice ha 
la capacità di portare il lettore 
all’interno della storia in prima persona e le pagine scorrono, una dopo
 l’altra, senza risparmiare sorprese. 
Mi è molto piaciuto e continuerò a leggere altro di questa autrice.
Solo un piccolo dettaglio mi ha un po’ infastidita, ma si 
tratta davvero di un dettaglio. L’autrice ripete spesso nome e cognome 
dei personaggi anche quando non serve, quando 
basterebbe scrivere Karen o Hanne, semplicemente, senza stare a ripetere
 a iosa nomi e cognomi. Ho risolto il problema allontanando il fastidio 
leggendo solo il nome e sorvolando sul cognome ogni 
volta che mi sembrava di troppo.
Come ho notato nel primo libro che ho letto di questa 
autrice,la Holt lascia emergere risvolti umani anche nei cattivi. E 
questa cosa non mi dispiace affatto. 380 pagine volano via 
d’incanto con un giallo che cattura. 
***
Anne Holt
La dea cieca
Einaudi – Stile Libero 
Euro 18.50
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