E’ lei la grande protagonista.
Nel leggere questo romanzo ho provato tante emozioni. Ho anche pensato che la narrazione stesse rallentando, ad un certo punto, per poi accorgermi che era tutto necessario per arrivare al fulcro del racconto.
L’autrice è abile nel proporre una storia importante prendendo anche in contropiede il lettore perché i personaggi che si immagina possano essere protagonisti nel leggere la prima parte cederanno poi il passo ad altri. Una sorpresa, questa scelta, che ho gradito. Sarebbe stato tutto troppo scontato altrimenti.
Molto efficaci le descrizioni degli ambienti, delle situazioni: ho avuto l’impressione di essere perennemente al freddo, al buio e tra odori molto particolari (quelli della fabbrica, dei vicoli, delle bettole, delle camere, della prigione) che quasi ho avuto la sensazione di sentire davvero.
Molto efficace anche la descrizione dei personaggi sia dal punto di vista fisico che umano. Dico “umano” perché li ho visti come persone, prima di tutto, non come operaie, contadini, accattoni, prigionieri. Mi è arrivato il lato umano di ognuno: le loro aspettative, le loro ambizioni ma anche il loro dolore e lo smarrimento davanti a situazioni inaspettate e del tutto diverse da quanto si potesse immaginare.
L’ambientazione storica mi ha fatto pensare a quanto studiato sui libri: la rivoluzione industriale, la necessità di produrre sempre di più e a prezzi sempre più bassi, il bisogno di lavorare anche a condizioni indecenti pur di potare a casa un tozzo di pane per famiglie numerose, il dover stare sempre a testa bassa per non rischiare una detrazione sulla paga o addirittura il licenziamento.
Le figure femminili sono dominanti. Si incrociano le vite di donne coraggiose, di donne capaci di lottare e di affrontare i problemi (piccoli o grandi che siano) a testa alta, anche a costo di perdere tutto. Quelle maschili passano decisamente in secondo piano ma sono perfettamente in linea con la situazione dell’epoca: un padre attento ad un matrimonio favorevole della propria figlia pur di sollevare le proprie sorti (…ma che c’entra l’amore?), un uomo certo di poter sposare una donna solo perché povera e perché lui potrebbe rappresentare la svolta, un datore di lavoro che non compare mai in prima persona ma che si affida a persone fidate e senza scrupoli, forze dell’ordine (uomini) attente a tutto meno che a fare giustizia in nome di interessi superiori…
Ci sono anche dei personaggi maschili positivi: Johannes che mi ha fatto tanta compassione e un giornalista che avrà un ruolo importante in tutta la vicenda. Su tutti, però, dominano le donne. Le loro convinzioni, le loro scelte, il loro modo di combattere che non ha nulla da invidiare a coloro che, per antonomasia, portano i pantaloni.
Bel libro. L’ho letto con piacere - in collaborazione con Thrillernord - pur avendo sofferto molto per quanto accaduto. Mi sono sentita piccola piccola, impotente. Ammetto di aver anche pensato di essere fortunata ad essere nata qui e ora.
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Un tempo ingiusto
Gertrud Tinning
384 pagine
Mondadori editore
16.90 copertina rigida - 8.99 Kindle
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