Inés Suárez si racconta. O meglio, Isabel Allende racconta la storia di quella donna che combattè nell'America meridionale all'epoca della conquista del Cile. L'autrice rende Inés voce narrante della sua storia e non solo visto che per il suo racconto passa la storia della conquista del Cile in un arco temporale che va dal 1500 al 1553.
Ancora una volta la Allende pone al centro di un suo romanzo
una donna. Non una donna qualunque, stavolta. E, soprattutto, non una donna che
è frutto della sua fantasia: Inés è realmente esistita ed a lei viene
riconosciuto il merito di aver difeso la città di Santiago dall'attacco dei
Mapuche. E quando dico "aver difeso" non lo dico in senso lato: spada
alla mano, Inés ha letteralmente difeso la città di Santiago al pari di un
qualsiasi altro valoroso guerriero! E questo è solo un dettaglio, solo una piccola
parte della vita avventurosa che viene narrata in quello che vuole essere un
memoriale che Inés lascia a sua figlia. O, meglio, alla sua figliastra visto
che di figli suoi, nonostante amori travolgenti, non ne ha avuti.
Dopo due anni di studi attorno alla figura di Inés, la
Allende ha dato vita ad un romanzo appassionato, intenso, da cui emerge la
figura di una donna forte, capace di restare all'ombra del proprio uomo pur
essendo, invece, dominatrice. E' una donna caparbia, che ha saputo rialzarsi
dopo le delusioni che la vita le ha riservato e che ha saputo vivere appieno le
esperienze che si sono susseguite nel tempo. Inés è una donna coriacea,
coraggiosa, decisa, capace di prendere decisioni importanti e di guidare il suo
uomo a decisioni altrettanto importanti senza mai travalicarlo e nel pieno
rispetto del suo orgoglio maschile.
Non era uomo incline a chiedere apertamente consigli, e men che meno a una donna, ma nell'intimità con me rimaneva zitto, passeggiando per la stanza, finchè io non trovavo il momento giusto di esporre la mia opinione. Cercavo di porgergliela in modo vago, di modo che alla fine potesse credere che la decisione fosse sua. Questo sistema mi ha sempre dato buoni risultati. Un uomo fa quello che può, una donna fa qeullo che lui non può.
Inés è una donna che combatte per i suoi
ideali, per la sua terra, per il suo sogno. Suo e dell'uomo con cui lo ha
condiviso.
Tre sono stati gli uomini della sua vita e ne parla con
passione e rispetto, anche quando ha dovuto inghiottire bocconi amari.
La Allende propone personaggi realmente esistiti e aggiunge
un tocco di fantasia e la affilata capacità narrativa per dare vita ad un
romanzo che può essere definito romanzo storico a tutti gli effetti. Non sono
avvezza a catalogare romanzi nell'uno o nell'altro genere ma i tanti
riferimenti a vicende storiche che hanno portato alla conquista del Cile
portano il lettore in un'epoca da cui non riesce a sfuggire, dalla prima all'ultima
pagina.
Romanzo storico, è vero. Ma anche grande storia d'amore. Io
ho letto una storia d'amore molto intensa, quella tra Inés e Pedro de Valdivia.
L'eroina spagnola vivrà tre importanti storie d'amore: quella con Juan de
Málaga, che sposa contro la volontà della sua famiglia ma che la abbandona per
cercare fortuna nel Nuovo Mondo e che perderà in quanto morto in battaglia. C'è
poi la storia d'amore con Pedro de Valdivia: Pedro è sposato ma abbandonato
quel matrimonio deludente e privo di sentimento per andare a combattere per la
Corona. Incontra Inés e se innamora profondamente tanto da compiere un grande
sacrificio pur di salvarla. I due non si possono sposare in quanto lui una
moglie ce l'ha già... E suo marito diventerà Rodrigo de Quiroga, con cui passerà
trent'anni d'amore e felicità. Sopravvivrà a tutti e tre e, oramai settantenne
e vicina all'appuntamento con la morte, Inés decide di raccontare la sua storia
affinché venga lasciata memoria non tanto della sua figura quanto di ciò che
accadde.
La Allende conferma le sue capacità narrative delle quali, a
dire il vero, non avevo molti dubbi. Va detto che si tratta di un libro molto
intenso e ricco di riferimenti storici che a volte lo rendono poco scorrevole.
La lettura non è difficoltosa, non è questo che intendo. Voglio solo dire che
322 pagine di Isabel Allende, in particolare in questo libro, sono molto più
ricche di 322 pagine di un qualsiasi altro romanzo meno impegnativo.
Ecco,
spero di essermi spiegata!
Sapevo che non sarebbe stata una lettura veloce ma
mi ha comunque coinvolta anche, se, lo ammetto, avrei fatto volentieri a meno
delle descrizioni delle violenze perpetrate a danno dei popoli indigeni, delle
torture, delle morti e delle atrocità che sono state commesse durante la
guerra, durante la conquista. Ma la guerra è così. E la Allende pur avendo romanzato alcune parti del racconto, su altri credo proprio che sia stata molto fedele alla realtà dell'epoca.
Era ritenuto esemplare lo spagnolo che si rivelava crudele e ammazzava quanti più indios poteva, e codardo chi non seguiva tale esempio. Valdivia deplorò questi episodi, convinto che lui avrebbe spauto evitarli, ma capiva anche che nel disordine della guerra potessero aver luogo, come lui stesso aveva constatato di persona durante il Sacco di Roma. Dolore, e ancora dolore, sangue per strada, sangue delle vittime, sangue che degrada gli oppressori.
Spesso vengono usati termini che non sono immediatamente comprensibili e che richiedono un certo approfondimento per meglio capire ciò di cui si sta parlando, come nal caso dei mapuche, o del cabildo, o degli yanaconas. Per chi, come me, non ne sa più di tanto della cultura di quei luoghi e di quell'epoca, credo che per afferrare appieno il significao di ciò che si legge sia necessario fare qualche ricerca man mano che compaiono termini di questo tipo.
La Allende rende alla perfezione la cultura dell'epoca. Un esempio?
Una cosa era violentare in guerra e spassarsela con le indie che non contavano nulla, un'altra aggredire una vedova spagnola che era stata ricevuta dal governatore in persona.
Bhè, certo, come se la violenza di un uomo su una donna avesse un diverso valore in base a chi la subisce! Ma siamo nel 1500... allora era così!
Concludo riportando la nota dell'autrice all'edizione del 2006 (Universale Econominca Feltrinelli).
Inés Suárez (1507/1580), spagnola nata a Plasencia, intraprese il viaggio verso il Nuovo Mondo nel 1537 e partecipò alla Conquiesta del Cile e alla fondazione della città di Santiago. Ebbe grande influenza politica e potere economico. Le imprese di doña Inés Suárez, menzionate dai cronisti dell'epoca, furono dimenticate dagli storiografi per oltre quattrocendo anni. In queste pagine narro gli avvenimenti così come sono stati documentati. Mi sono limitata a filarli con un esercizio minimo di immaginazione. Questa è opera di intuizione ma qualsiasi somiglianza con eveni e personaggi delal Conquista del Cile non è casuale. Mi sono anche presa la libertà di modernizzare il castigliano del XVI secolo per evitare il panico dei miei eventuali lettori.
Pur essendo una storia d'amore, non è una lettura adatta a chi ama romanzi rosa, storie leggere, letture che richiedono poca concentrazione: qui c'è da perdersi nei meandri delle vicende se ci si pone alla lettura con superficialità.
Consigliato a chi ama l'avventura, perché la vita di Inés cosa è stata se non una grande avventura?
La Allende, la mia autrice preferita, mi permette di partecipare con questo libro alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 1: libro scritto da un'autrice.
Ciao Stefania, sono contenta abbia appassionato anche te, nonostante come tu abbia sottolineato, sia un libro "denso". Una recensione molto particolareggiata e nella quale mi sono ritrovata in tutto e per tutto. Molto particolareggiata ed esaustiva, soprattutto per chi sia in forse se leggere questo appassionato romanzo storico.
RispondiEliminaCiao e a presto, Marina