Non è un romanzo. Non lo è affatto. Il libro La barca dei folli di cui l'autore - Stefano Dionisi - ha parlato nel corso di un incontro a cui ho avuto la possibilità di partecipare, non è un'invenzione ma il racconto di un'esperienza vissuta.
Lo scorso anno avevo avuto modo di conoscere Gianluca Nicoletti sempre nella stessa occasione - un seminario di formazione per giornalisti - e questa volta l'ho ritrovato nelle vesti di intervistatore visto che a lui è stato dato il compito di intervistare Dionisi nel parlare del suo libro.
Nicoletti, lo scorso anno, parlava di disagio legato all'autismo. Dionisi parla di disagio legato, in questo caso, a problemi con la propria mente. Il titolo del libro la dice lunga.
Anche lui è salito sulla barca dei folli...
Ho comprato il libro in tale circostanza ma ancora non l'ho letto. Ne ho un altro in lettura e per il momento sono a posto ma credo che sarà il prossimo e passera avanti a molti altri che ho in lista d'attesa. Eh si, perchè l'autore mi ha incuriosita.
Intanto non si tratta di un personaggio qualunque ma un personaggio pubblico, un attore, un uomo di spettacolo abituato ad un certo tipo di vita e a tutto ciò che ne può conseguire.
Nicoletti lo ha introdotto facendo riferimento ad un momento in cui un uomo perde i suoi diritti fondamentali: quando la società lo definisce pazzo.
Una persona che si trova a vivere un momento particolare della propria vita, quando perde la capacità di controllo dei suoi pensieri, delle sue azioni, viene considerato una sorta di pericolo generale per il sentire comune.
Ecco che inizia, per quell'uomo, un viaggio particolare. Quello che lo porta sulla barca dei folli.
Dionisi stava girando un film quando, all'improvviso, ha gettato via i suoi documenti e si è incamminato verso non si sa dove...
"Ero in Spagna - ha raccontato l'autore - ed ho iniziato a camminare come se fossi avvolto in un sogno. La realtà non era più tale attorno a me. Mi sono nascosto in un'abitazione da cui poi sono stato recuperato perchè, avendo lasciato un film, mi sono venuti a cercare. Da lì è iniziato il mio percorso nelle cliniche psichiatriche... Mi hanno fatto un TSO (trattamento sanitario obbligatorio) l'11 di settembre. Ricordo le immagini delle torri gemelle che venivano giù ma per me, in quel momento, non era qualche cosa di importante".
Da lì è iniziato l'avvio in un mondo parallelo che lo ha portato a contatto con diversi compagni e compagne d'avventura.
Nel libro, così ha detto l'autore, parla della sua esperienza, parla di se', della sua infanzia e di ciò che certe circostanze hanno voluto dire per lui. "...ero un bambino disadattato - ha detto - perchè mio padre si era allontanato dalla famiglia quando avevo cinque anni e l'ho rivisto dopo 25. Sentivo addosso a me profondi sensi di colpa per il suo abbandono... non ho mai saputo cosa volesse dire ascoltare le fiabe lette dalla voce del proprio padre... qualcosa di importante mi è mancato".
Poi si sono ritrovati... ma suo padre non stava bene. Non è potuto andare nemmeno al suo funerale perchè era all'estero per lavoro, dopo essersi ripreso.
Questo e molto altro ha raccontato. In un modo poco lineare, a dire il vero... ma posso comprenderlo. Non si tratta di parlare di una trama inventata ma di un momento difficile della propria vita e non credo sia affatto facile, soprattutto considerando la tipologia di problema.
Leggerò il suo libro appena possibile... so già che mi trasmetterà molto... lo sento a pelle.
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