Sulle prime ho pensato che non ce 
l’avrei fatta ad arrivare alla fine del primo romanzo di Camilleri in 
cui fa la sua comparsa il commissario Salvo 
Montalbano.
Non ce l’avrei fatta – pensavo – perché i termini usati fin dalle prime righe mi erano del tutto sconosciuti… 
Troppo impegnativo – ho continuato a 
pensare – ed io non avevo certo bisogno di una lettura impegnativa 
quanto di una lettura di svago.
Poi pian piano mi sono ricreduta. Il 
dialetto siciliano che viene usato dall’autore non solo non disturba la 
lettura ma rende il raccolto molto più vero e 
le varie situazioni anche piuttosto divertenti.
Montalbano fa il suo ingresso nella 
storia senza troppe presentazioni. E’ lui il commissario che si trova ad
 indagare su una morte sospetta. Morte naturale di un 
personaggio piuttosto importante, uomo in vista trovato morto in auto – 
di morte naturale – dopo aver consumato un rapporto sessuale occasionale
 con una donna che è stata vista 
allontanarsi in bordo ad un’auto subito dopo il fattaccio.
Il luogo del ritrovamento è un luogo tutt’altro che rispettabile e le circostanze altrettanto.
Bisogna chiudere al più presto il caso senza troppo rumore. Morte naturale. Punto.
Ma Montalbano sente puzza di bruciato 
e, guidato dal suo alto senso di giustizia, annusa nell’aria una serie 
di situazioni che non lo convincono. Le indagini 
– portate avanti in modo tutt’altro che regolare ma con una disinvoltura
 tale da fare invidia ai più grandi commissari della letteratura noir – 
porteranno verso una direzione 
ben precisa… con un finale a sorpresa, quasi poetico.
A differenza di quanto avvenuto con 
altri commissari di romanzi scritti in serie da altri autori, stavolta 
non ho dovuto fare un grosso sforzo di immaginazione per 
tentare di dargli un volto. Pur non avendo mai visto nessuna puntata 
della serie, il volto di Montalbano è quello di Luca Zingaretti che gli 
ha dato vita nella trasposizione televisiva. E nelle 
more della lettura la mia fantasia vedeva proprio Zingaretti cercare la 
chiave giusta per aprire quel portone, sottobraccio ad una collega per 
simulare una passeggiata amorosa nel luogo del 
ritrovamento…
L’edizione che ho avuto io tra le mani –
 prestito bibliotecario – è di un formato tascabile molto comodo da 
tenere sempre in borsa. Oramai ho 
preso questa abitudine ed in borsa oltre al portafogli, al cellulare, ai
 fazzoletti e alle chiavi tengo sempre un libro. Sempre. E quando il 
formato è così maneggevole è tutto 
molto più semplice.
Romanzo piacevole, divertente a tratti,
 che mette in risalto le caratteristiche di una realtà politica molto 
diversa da quella che appare.  A differenza di 
ciò che mi è capitato di leggere in romanzi dello stesso genere – per lo
 più di autori stranieri – il commissario non è un supereroe 
indistruttibile ma è 
una persona normale, come tante, dotato di acume nello svolgere il suo 
lavoro ma anche di una sensibilità particolare, che lo porta a mettere 
prima di tutto le persone. Non so come evolveranno 
le caratteristiche di questo personaggio ma sono certa che non tarderò a
 scoprirlo visto che ho intenzione di leggere altro, sulla scia di 
questo primo romanzo.
Io ho provato a leggere Camilleri due volte ma l'uso del dialetto siciliano me lo ha sempre reso così ostico e antipatico, così come il ritmo lento e quasi sornione dei fatti, che non sono mai riuscita a proseguire oltre i primi capitoli.
RispondiElimina