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martedì 13 settembre 2016

Di Ilde ce n'è una sola (A. Vitali)

"Stavolta è più bella la copertina della storia". Questo è quello che ho pensato arrivata più o meno a metà del libro Vitali che propone un racconto semplice, sempre ambientato nella sua Bellano, con pochi personaggi ed una trama che appare quasi inesistente.
E, alla fine, mi sono data ragione in parte. Nella sua semplicità l'autore torna a proporre la fotografia di un periodo storico - siamo nel 1970 - che viene inquadrato alla perfezione e le cui caratteristiche traspaiono da tanti piccoli particolari che, nell'insieme, creano un'ambientazione credibile.

E' un libro nel perfetto stile di Andrea Vitali, uno stile che deve piacere, anche se devo dire che non è da annoverare tra le letture indimenticabili.

Io ho letto altri suoi libri e l'ho trovato in linea con essi anche se, in questo caso, ho trovato il testo più scarno con tante frasi brevi e dialoghi botta e risposta (spesso anche dei veri e propri pensieri, condierazioni) conclusi in fretta, punto e a capo. Pagine quasi vuote. Anche questo, però, è in linea con la storia che sembra quasi piena di bolle d'aria, di quei vuoti che prendono forma nella mente di Oscar come idee - più o meno strampalate - a cui dare forma. 
Non so se mi sono spiegata ma anche le modalità di scrittura mi sono sembrate adatte per il tipo di storia proposta. 
Tutto nasce dal ritrovamento di una carta d'identità senza foto. E' di una donna e l'ha trovata un ragazzino tra le rocce di un fiume. Il ragazzino la consegna a sua madre che, a sua volta, la consegna al marito affinchè vada dai Carabinieri.

E' di una certa Ilde, giovane moglie di Oscar che verrà investito di una grande responsabilità. O meglio, si investe di una grande responsabilità: cercare di capire come mai la carta d'identità di sua moglie sia finita lì dove è stata ritrovata.
Parta una indagine tutta sua ed è questo il perno della storia.

Sullo sfondo c'è l'insoddisfazione di Oscar per essere un cassaintegrato mentre sua moglie porta lo stipendio a casa. E la sua sottomissione ad una donna dal carattere indubbiamente forte.
C'è l'insoddisfazione di Ilde per essere l'unica a portare a casa la pagnotta con un marito nullafacente sempre chiuso in casa. E la sua convinzione di essere colei che tira avanti al baracca, prende le decisioni e tutto il resto.
C'è il benestante di turno, il giometra, che fa pesare il suo potere anche se in modo del tutto particolare, potere derivante dal fatto di avere un lavoro di un certo livello e, soprattutto, di avercelo un lavoro. Un uomo che si trova in una situazione paradossale ma non svelo altro, il bello sta tutto qui. Vitali è abile del dare corpo ad una trama che, seppur scarna, ha un suo perchè.

E' una storia che strappa un sorriso anche se, lo ammetto, Oscar mi ha fatto una gran pena per tutta la lettura. Poveretto! E mi aspettavo anche un finale diverso.

E' un libro che si legge in fretta. Lo consiglio a lettori che non abbiano grosse aspettative e che vogliano farsi intrattenere da una storia semplice e nella quale, a ben guardare, si possano trovare situazioni in cui ognuno potrebbe incappare.

Questo è il terzo libro che leggo di Vitali e ammetto di averlo scelto perchè immaginavo, sulla scia degli altri due, che sarebbe stata una lettura poco impegnativa. E poi, non lo nego, l'ho scelto per via della presenza di un nome femminile in copertina. Ciò mi permette di partecipare alla terza tappa della Challenge Le Lgs sfidano i lettori, per l'obiettivo n. 5.

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